• risparmia la luce e spegni lo stand-by della televisione
• non prendere la macchina se non necessario e se puoi usa la bicicletta
• usa il treno al posto dell’aereo per le brevi e medie distanze
• fai la raccolta differenziata
• controlla la pressione delle gomme dell’auto (sgonfie fanno consumare più benzina)
• limita il consumo dell’acqua calda
• evita imballaggi eccessivi
• riscalda e raffredda meglio la casa e l’ufficio
• pianta un albero
• mangia meno carne
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29 ottobre 2009
DIECI REGOLE PER CONTRIBUIRE OGNI GIORNO A SALVARE L’AMBIENTE
Basta poco per rispettare l’ambiente: è sufficiente cambiare alcune abitudini individuali e pochi gesti quotidiani. Ecco dieci regole proposte da Al Gore, Nobel per la Pace nel 2007, per contribuire ogni giorno a salvare l’ambiente:
25 ottobre 2009
AMANTEA 24 OTTOBRE '09
Sibari Sos - Un pò di foto della manifestazione nazionale di Amantea.
Altre foto sono visibili accedendo direttamente al profilo FB della reporter Mulan Dong - CLICCA QUI.
FERRITE NELLA SIBARITIDE: L’ENNESIMA DENUNCIA DEL CIRCOLO PRC “COSMO GRANITO” DI CASSANO - SIBARI
Sono passati 14 anni circa da quando i depositi sinistri di ferrite di zinco sono stati trovati in alcuni siti delle campagne sibarite e del circondario.
Da allora, ancora oggi, 35 mila tonnellate di rifiuti altamente tossici provenienti dalla Pertusola Sud di Crotone giacciono nelle nostre terre il attesa di essere rimossi e i siti interessati bonificati, mentre oltre 127 mila tonnellate di ferrite mancano all’appello, non sono state ancora trovate.
Intanto nel corso di questi anni, “strana coincidenza”, le patologie tumorali sono aumentate vertiginosamente e con esse lutti e disperazione nelle famiglie del nostro territorio.
Quattordici anni sono passati e non è stato mosso ancora l’invito per affrontare una situazione di disastro ambientale e di emergenza per la salute pubblica nella maniera più adeguata e risolutiva possibile.
Due anni fa sono stati stanziati 2 milioni circa di euro per la rimozione di ferriti e la bonifica dei siti interessati che la Regione Calabria, che ha affidato al Comune di Cassano Ionio in quanto comune capo fila per la gestione delle operazioni necessarie a tal uopo insieme ai Comuni di Francavilla e Cerchiara.
Successivamente un intervento del Ministero dell’Ambiente del Governo Berlusconi ha interrotto le operazioni e impedito la prima gara di appalto del Comune di Cassano Ionio.
La situazione pareva essersi sbloccata, ma poche settimane fa ci siamo ritrovati punto e a capo, a causa di un nuovo interevento del su citato Ministero; ma pare che l’Aamministrazione comunale della città delle Terme fosse già al corrente della cosa sin dal febbraio scorso, e cosa grave, il Sindaco Gianluca Gallo non ha fatto nulla per informare la cittadinanza e denunciare ciò che stava accadendo nella nostra Terra.
Lo scarica barile prosegue e nella Sibaritide si continua a morire di tumore, anzi le cose peggiorano ulteriormente. Difatti DENUNCIAMO pubblicamente che i teloni stesi sopra i depositi di ferriti per la messa in sicurezza dei rispettivi siti, sono stati gravemente danneggiati, liberando le polveri micidiali alla forza del vento e della pioggia.
Cosa deve succedere ancora affinché le istituzioni a Roma, a Catanzaro, a Cosenza, a Cassano Ionio e all’Asp provinciale e regionale si decidano ad intervenire con fermezza e determinazione per liberarci dai veleni interrati illegalmente e con efferata criminalità da soggetti senza scrupoli e privi di una pur minima coscienza?
Cosa intende fare il Ministro dell’Ambiente?
Il Governo Berlusconi continuerà nella sua condotta menefreghista rispetto al nostro territorio dimenticato,oltraggiato e umiliato anche a causa di una società dormiente e rassegnata a subire supinamente l’omicidio di massa dei propri congiunti?
Il Sindaco Gallo si deciderà a tutelare il territorio da lui amministrato e la salute pubblica?
E l’Asp Regionale Provinciale?
Perché non è stata avviata ancora l’indagine epidemiologica tesa a quantificare i casi di tumore che hanno colpito i cittadini che hanno vissuto e vivono nei territori interessati?
Perché non si è ancora verificato ancora se le falde acquifere siano state contaminate?
Quando verranno fatte le ricerche per portare alla luce le ferrite sotterrate e ancora non scoperte?
Quando si metteranno d’accordo gli enti e le istituzioni per dare il via alla bonifica dei siti ed a stanziare ulteriori finanziamenti per affrontare e risolvere degnamente questa immonda situazione?
Quanti morti e sofferenze dovranno ancora piangere e patire?
La misura è colma e non si può ancora perdere del tempo prezioso.
Urgono risposte risolutive e concrete da parte dello Stato e della Magistratura.
Gli autori di questo misfatto ai danni della natura e colpevoli di strage di massa devono pagare.
Rifondazione, chiede sia fatta finalmente pulizia ambientale e giustizia.
Speriamo, nell’interesse comune, che dall’incastro fra Istituzioni Locali e Ministero scaturiscano novità confortanti e immediatamente realizzabili.
CIRCOLO PRC COSMO GRANITO
CASSANO - SIBARI
Da allora, ancora oggi, 35 mila tonnellate di rifiuti altamente tossici provenienti dalla Pertusola Sud di Crotone giacciono nelle nostre terre il attesa di essere rimossi e i siti interessati bonificati, mentre oltre 127 mila tonnellate di ferrite mancano all’appello, non sono state ancora trovate.
Intanto nel corso di questi anni, “strana coincidenza”, le patologie tumorali sono aumentate vertiginosamente e con esse lutti e disperazione nelle famiglie del nostro territorio.
Quattordici anni sono passati e non è stato mosso ancora l’invito per affrontare una situazione di disastro ambientale e di emergenza per la salute pubblica nella maniera più adeguata e risolutiva possibile.
Due anni fa sono stati stanziati 2 milioni circa di euro per la rimozione di ferriti e la bonifica dei siti interessati che la Regione Calabria, che ha affidato al Comune di Cassano Ionio in quanto comune capo fila per la gestione delle operazioni necessarie a tal uopo insieme ai Comuni di Francavilla e Cerchiara.
Successivamente un intervento del Ministero dell’Ambiente del Governo Berlusconi ha interrotto le operazioni e impedito la prima gara di appalto del Comune di Cassano Ionio.
La situazione pareva essersi sbloccata, ma poche settimane fa ci siamo ritrovati punto e a capo, a causa di un nuovo interevento del su citato Ministero; ma pare che l’Aamministrazione comunale della città delle Terme fosse già al corrente della cosa sin dal febbraio scorso, e cosa grave, il Sindaco Gianluca Gallo non ha fatto nulla per informare la cittadinanza e denunciare ciò che stava accadendo nella nostra Terra.
Lo scarica barile prosegue e nella Sibaritide si continua a morire di tumore, anzi le cose peggiorano ulteriormente. Difatti DENUNCIAMO pubblicamente che i teloni stesi sopra i depositi di ferriti per la messa in sicurezza dei rispettivi siti, sono stati gravemente danneggiati, liberando le polveri micidiali alla forza del vento e della pioggia.
Cosa deve succedere ancora affinché le istituzioni a Roma, a Catanzaro, a Cosenza, a Cassano Ionio e all’Asp provinciale e regionale si decidano ad intervenire con fermezza e determinazione per liberarci dai veleni interrati illegalmente e con efferata criminalità da soggetti senza scrupoli e privi di una pur minima coscienza?
Cosa intende fare il Ministro dell’Ambiente?
Il Governo Berlusconi continuerà nella sua condotta menefreghista rispetto al nostro territorio dimenticato,oltraggiato e umiliato anche a causa di una società dormiente e rassegnata a subire supinamente l’omicidio di massa dei propri congiunti?
Il Sindaco Gallo si deciderà a tutelare il territorio da lui amministrato e la salute pubblica?
E l’Asp Regionale Provinciale?
Perché non è stata avviata ancora l’indagine epidemiologica tesa a quantificare i casi di tumore che hanno colpito i cittadini che hanno vissuto e vivono nei territori interessati?
Perché non si è ancora verificato ancora se le falde acquifere siano state contaminate?
Quando verranno fatte le ricerche per portare alla luce le ferrite sotterrate e ancora non scoperte?
Quando si metteranno d’accordo gli enti e le istituzioni per dare il via alla bonifica dei siti ed a stanziare ulteriori finanziamenti per affrontare e risolvere degnamente questa immonda situazione?
Quanti morti e sofferenze dovranno ancora piangere e patire?
La misura è colma e non si può ancora perdere del tempo prezioso.
Urgono risposte risolutive e concrete da parte dello Stato e della Magistratura.
Gli autori di questo misfatto ai danni della natura e colpevoli di strage di massa devono pagare.
Rifondazione, chiede sia fatta finalmente pulizia ambientale e giustizia.
Speriamo, nell’interesse comune, che dall’incastro fra Istituzioni Locali e Ministero scaturiscano novità confortanti e immediatamente realizzabili.
CIRCOLO PRC COSMO GRANITO
CASSANO - SIBARI
23 ottobre 2009
BASTA VELENI! RIPRENDIAMOCI LA VITA VOGLIAMO UNA CALABRIA PULITA!
Sibari Sos - Domani i Calabresi arrabbiati saranno tutti ad Amantea. E in tanti arriveranno anche dal resto d´Italia. Ne verrà fuori una manifestazione popolare, una di quelle destinate a segnare la storia di questo lembo di terra.
Indymedia Calabria, Out Of the Shell e Radio Ciroma saranno presenti alla manifestazione ad Amantea dalle prime ore della mattina con una postazione fissa per documentare la giornata.
Indymedia Calabria, Out Of the Shell e Radio Ciroma saranno presenti alla manifestazione ad Amantea dalle prime ore della mattina con una postazione fissa per documentare la giornata.
DIRETTA RADIO STREAMING
Dalle ore 9:00 diretta radio, per intervenire in diretta chiama al 320.9322854 oppure scrivi una mail a oots@libero.it.
Per ascoltare la trasmissione, CLICCA QUI (streaming compatibile con Winamp, Windows Media Player, Real Player, etc.)
SALVIAMOCI LA PELLE! È ORA DI LIBERARE LA CALABRIA DAI VELENI… E DAI VIGLIACCHI CHE LA INTOSSICANO!
Sibari Sos
VALLE DEL FIUME OLIVA - Dai rilievi effettuati dall’Arpacal per conto della Procura di Paola è stata accertata la presenza di un altissimo tasso di radioattività.
AL LARGO DI CETRARO – Ritrovato il relitto della Motonave Cunski affondata con tutto il suo carico di veleni (scorie tossiche e nucleari) dalla ‘ndrangheta per conto di probabili “servizi” nazionali ed internazionali.
CROTONE – Edifici pubblici e privati, ma anche diverse altre infrastrutture, costruite utilizzando materiali tossici prodotti dalla Pertusola Sud, fabbrica dismessa e mai bonificata.
SIBARITIDE – Accertata la presenza di 35mila tonnellate di ferriti di zinco smaltiti illegalmente dalla Pertusola Sud… ma all’appello ne dovrebbero mancare ancora un centinaio (di tonnellate!) che restano ancora sepolti nella Sibaritide.
PRAIA A MARE - Alla Marlane 40 lavoratori hanno perso la vita per cancro e tanti altri sono stati colpiti da varie forme tumorali… mentre nei dintorni della fabbrica, al centro del paese, sono stati scoperti rifiuti tossici sotterrati.
Ecco cosa accade nella nostra terra.
Rabbia e delusione di fronte a questo scenario criminale a dir poco inquietante. Questi disastri ambientali sono stati frutto di quel perverso intreccio di affari e di interessi illeciti gestiti dalla criminalità organizzata collusa con imprenditori senza scrupoli e amministratori locali e funzionari pubblici corrotti.
Partecipiamo in massa
- venga dichiarato dal governo lo stato d’emergenza in tutto il territorio costiero che va da Maratea ad Amantea e nei siti contaminati come Crotone e la Sibaritide;
- che vengano indennizzati tutti i pescatori della costa e i contadini della valle dell’Olivo e tutte quelle categorie che vivono di turismo;
- che venga effettuata un’analisi epidemiologica in tutta la costa tirrenica e in tutta la regione venga istituito e reso pubblico il registro dei tumori;
- che vengano dati mezzi e risorse alla regione Calabria perché immediatamente vengano recuperate la nave Cunsky davanti Cetraro e la Yvonne davanti Maratea insieme al loro carico radioattivo e tossico;
- che venga bonificata tutta la valle dell’Olivo nei luoghi indicati e conosciuti dove risultano sepolti i rifiuti;
- che vengano bonificati tutti i luoghi inquinati come il Fiume Oliva, Crotone, la Sibaritide, Praia a Mare;
- che venga riaperta l’inchiesta sulla Jolly Rosso e vengano perseguiti i responsabili del tentato affondamento e si scoprano i responsabili del seppellimento dei rifiuti, delle ditte che vi hanno lavorato, di coloro che hanno depistato più volte l’inchiesta;
- che venga aperta un’inchiesta per fare chiarezza sulla morte sospetta del capitano Natale De Grazia;
- che vengano ripresi i processi riguardanti i disastri ambientali giacenti nelle varie procure calabresi.
Sibari Sos
VALLE DEL FIUME OLIVA - Dai rilievi effettuati dall’Arpacal per conto della Procura di Paola è stata accertata la presenza di un altissimo tasso di radioattività.
AL LARGO DI CETRARO – Ritrovato il relitto della Motonave Cunski affondata con tutto il suo carico di veleni (scorie tossiche e nucleari) dalla ‘ndrangheta per conto di probabili “servizi” nazionali ed internazionali.
CROTONE – Edifici pubblici e privati, ma anche diverse altre infrastrutture, costruite utilizzando materiali tossici prodotti dalla Pertusola Sud, fabbrica dismessa e mai bonificata.
SIBARITIDE – Accertata la presenza di 35mila tonnellate di ferriti di zinco smaltiti illegalmente dalla Pertusola Sud… ma all’appello ne dovrebbero mancare ancora un centinaio (di tonnellate!) che restano ancora sepolti nella Sibaritide.
PRAIA A MARE - Alla Marlane 40 lavoratori hanno perso la vita per cancro e tanti altri sono stati colpiti da varie forme tumorali… mentre nei dintorni della fabbrica, al centro del paese, sono stati scoperti rifiuti tossici sotterrati.
Ecco cosa accade nella nostra terra.
Rabbia e delusione di fronte a questo scenario criminale a dir poco inquietante. Questi disastri ambientali sono stati frutto di quel perverso intreccio di affari e di interessi illeciti gestiti dalla criminalità organizzata collusa con imprenditori senza scrupoli e amministratori locali e funzionari pubblici corrotti.
SALVIAMOCI LA PELLE!
È ORA DI LIBERARE LA CALABRIA DAI VELENI… E DAI VIGLIACCHI CHE LA INTOSSICANO!
Partecipiamo in massa
SABATO 24 OTTOBREPer chiedere al governo, alla regione, a tutti gli enti preposti che:
MANIFESTAZIONE NAZIONALE AD AMANTEA
con partenza alle ore 9:00 dal Piazzale Eroi del mare sul lungomare Natale De Grazia.
- venga dichiarato dal governo lo stato d’emergenza in tutto il territorio costiero che va da Maratea ad Amantea e nei siti contaminati come Crotone e la Sibaritide;
- che vengano indennizzati tutti i pescatori della costa e i contadini della valle dell’Olivo e tutte quelle categorie che vivono di turismo;
- che venga effettuata un’analisi epidemiologica in tutta la costa tirrenica e in tutta la regione venga istituito e reso pubblico il registro dei tumori;
- che vengano dati mezzi e risorse alla regione Calabria perché immediatamente vengano recuperate la nave Cunsky davanti Cetraro e la Yvonne davanti Maratea insieme al loro carico radioattivo e tossico;
- che venga bonificata tutta la valle dell’Olivo nei luoghi indicati e conosciuti dove risultano sepolti i rifiuti;
- che vengano bonificati tutti i luoghi inquinati come il Fiume Oliva, Crotone, la Sibaritide, Praia a Mare;
- che venga riaperta l’inchiesta sulla Jolly Rosso e vengano perseguiti i responsabili del tentato affondamento e si scoprano i responsabili del seppellimento dei rifiuti, delle ditte che vi hanno lavorato, di coloro che hanno depistato più volte l’inchiesta;
- che venga aperta un’inchiesta per fare chiarezza sulla morte sospetta del capitano Natale De Grazia;
- che vengano ripresi i processi riguardanti i disastri ambientali giacenti nelle varie procure calabresi.
Sibari Sos
22 ottobre 2009
PARTE LA CAMPAGNA BANNER SOLIDALE
Sui nostri blog, Sibari Sos e SibarinFestA, vorremmo ospitare (a rotazione e a titolo gratuito) i banner di enti, fondazioni, organizzazioni che intendano promuovere la loro peculiarità sociale e di servizio, in armonia con lo spirito etico dei lettori e degli autori dei blog.Abbiamo ospitato (e stiamo ospitando):
Le organizzazioni interessate ad apparire in questo spazio possono contattarci direttamente via posta elettronica per ricevere ulteriori informazioni.
Scrivici.
> BASTA CON LE MORTI DA TUMORE! VOGLIAMO LA BONIFICA DEI SITI INQUINATI DA FERRITE DI ZINCO. IN FRETTA! - (leggi il post)
> "SPORT E DISABLITA”: Seminario a Catanzaro, Sabato 31 ottobre 2009 - (leggi il post)
> SEI RUOTE DI SPERANZA 23a Edizione, Autodromo Nazionale di Monza, Sabato 31 ottobre 2009 - www.6rds.it (leggi il post)
19 ottobre 2009
ACQUA PUBBLICA (ANCORA) SI PUÒ!? INCONTRO-DIBATTITO IL 24 OTTOBRE '09 A BELMONTE CALABRO
A proposito di privatizzazione dell'acqua, sabato prossimo, al termine della Manifestazione nazionale di Amantea, alle ore 15:00 presso il CEAM del WWF di Belmonte Marina, si terrà il convegno “Acqua pubblica (ancora) si può”, con Corrado Oddi membro del Coordinamento Nazionale Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua pubblica.
Ulteriori info su www.difendiamolacalabria.org.
Ulteriori info su www.difendiamolacalabria.org.
L’ACQUA È UN BENE COMUNE E NON UNA MERCE!
L’ULTIMATUM DEI CALABRESI CHE S’ARRABBIANO
Sibari Sos - È una mobilitazione che cresce, minuto dopo minuto, centimetro per centimetro.
Scende in piazza sabato 24 ottobre ad Amantea, in provincia di Cosenza, la Calabria che non vuole lasciarsi schiacciare dalle tonnellate di scorie tossiche e radioattive scaricate in mare e sottoterra, tra gli anni ottanta e novanta, da oscuri criminali che avrebbero lavorato al soldo di imprese e Paesi interessati allo smaltimento di rifiuti nucleari. (continua a leggere)
Sibari Sos
Scende in piazza sabato 24 ottobre ad Amantea, in provincia di Cosenza, la Calabria che non vuole lasciarsi schiacciare dalle tonnellate di scorie tossiche e radioattive scaricate in mare e sottoterra, tra gli anni ottanta e novanta, da oscuri criminali che avrebbero lavorato al soldo di imprese e Paesi interessati allo smaltimento di rifiuti nucleari. (continua a leggere)
Sibari Sos
PONTE - NOTE DI ALBERTO ZIPARO SUL PRESUNTO AVVIO DELLE OPERE COLLATERALI/ PROPEDEUTICHE A VILLA S. GIOVANNI – CANNITELLO SPONDA CALABRESE
Sibari Sos - Cosa si sta facendo in realtà.
Si intende spostare un binario Cannitello – Villa S. Giovanni per una lunghezza di 1.7 km, traslando verso monte la linea, con una curva in luogo dell’attuale rettilineo “per fare spazio al futuro ingombro del pilone del ponte di parte calabrese”.
Quale è il progetto?
Il progetto è uno “stralcio provvisorio” – tra l’altro mancante di diverse autorizzazioni- del più ampio progetto di “opere compensative”, concordato nel 2006 con l’allora giunta comunale di Villa S. Giovanni (sindaco Cassone) di spostamento della linea ferroviaria e di miglioramento del lungomare Villa – Cannitello. Quest’ultimo progetto è stato approvato; esso era stato accettato dalla allora amministrazione, insieme ad altri incentivi, perché “anche se il ponte non si fa”, costituisce un miglioramento dell’assetto urbanistico. Il progetto integrale – a differenza dello stralcio provvisorio- infatti è stato avallato dalla Regione Calabria e dalla Provincia di Reggio Calabria.
Lo stralcio è probabilmente illegittimo.
Mentre il progetto complessivo di spostamento della linea e di miglioramento del lungomare di Villa S.G. ha dunque ricevuto approvazione, ma non ci sono risorse né volontà politica di attuarlo; lo “stralcio” è difettoso di numerosi passaggi procedurali ed autorizzativi. Innanzitutto si dichiara la necessità del “progetto stralcio” quale opera di emergenza per miglioramento infrastrutturale: tale aspetto è importante – anzi fondamentale- perché costituisce lo snodo programmatico - amministrativo, attorno a cui ruota la possibilità di procedere nelle condizioni attuali. Infatti allo stato il “miglioramento infrastrutturale” non esiste, anzi è un decisivo peggioramento. Si sostituisce infatti un pezzo di rettilineo di arrivo da nord alla stazione di Villa S. Giovanni con un curvone di circa 1.700 metri. A parte l’inutile consumo di suolo, oggi, che diventa danno ambientale ed erariale, nel caso più che probabile, di blocco del programma principale (ponte); introdurre una curva in luogo di un rettilineo peggiora, e non migliora, la geometria della linea e soprattutto ne accentua la pericolosità: in quel punto i treni infatti, avviano la frenata verso la stazione di Villa S. Giovanni. Con il “progetto stralcio”, ciò avverrebbe in piena curvatura, con evidente accentuazione dei rischi di percorrenza. Altro che miglioramento infrastrutturale! (Le precedenti considerazioni riportano direttamente i dubbi dei consulenti tecnici del Ministero e delle società coinvolte). Ancora dal punto di vista dell’ illegittimità assai probabile del “progetto stralcio”, occorre sottolineare che –in quanto tale- esso non ha ricevuto quasi nessuna autorizzazione da parte dei ministeri competenti, né dalla Regione Calabria, nè di altri enti. Esso inoltre costituisce stralcio di un progetto attualmente bloccato (il citato progetto di miglioramento della linea ferroviaria e del lungomare di Villa, di cui lo stralcio da solo costituisce peggioramento), in quanto mancante di copertura finanziaria e di prospetto programmatico- attuativo. Per non parlare del programma generale ponte tuttora “in alto mare” (vedi punti successivi). È da verificare ancora se lo “stralcio”, oltre alla evidente mancanza di miglioramento infrastrutturale, e delle autorizzazioni da iter completamente regolare, possa considerarsi opera di emergenza annessa alle opere di cui alla Legge- Obiettivo. E se se in ogni caso per il combinato disposto “Legge-Obiettivo/ Linee Guida per la Pianificazione Territoriale e Paesaggistica della Regione Calabria” (si rammenta che la Corte Costituzionale ha stabilito anche per le infrastrutture di interesse nazionale l’obbligatorietà dell’intesa con le Regioni), non debba quindi essere a sua volta sottoposto, tra l’altro, a procedura di VIA ovvero almeno ad apposita Conferenza dei Servizi, formale e convocata con atto specifico. (È ovvio che per la verifica completa di quanto sopra è necessario l’accesso a tutti gli atti cogenti per il “progetto stralcio”).
Chi gestisce il “progetto stralcio”e chi paga
Attualmente il titolare del progetto è RFI, ma, in quanto esso “è appartenente al più generale programma ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica, RFI si appresta ad affidarne la gestione a Stretto di Messina/ ANAS. Questo passaggio è anch’esso legato alla liceità dei contenuti del punto precedente ed è in ogni caso assai discutibile visto lo status di sostanziale blocco del programma principale al di là delle strombazzate propagandistiche. Il fatto che RFI voglia liberarsi dello scomodo ”ingombro” ed affidarlo ad un’agenzia, la Stretto di Messina, che ha già speso in trentotto anni oltre 520 milioni di euro, senza avere nemmeno un progetto realizzabile, è spiegabile forse con quanto segue, che costituisce un’ulteriore, grande, anomalia: si spendono circa 30 milioni di euro –cioè quasi 60 miliardi di vecchie lire- per un progetto di spostamento di binario di circa 1.700 metri di linea ferroviaria, per una cifra pari a quasi 18 milioni di euro a km. LA CIFRA È ESORBITANTE. Visto che il progetto è quasi certamente destinato a non avere prosecuzione, viene da chiedersi in realtà dove, perché e da chi devono essere utilizzate queste risorse. A parte il grottesco paradosso di “buttare” 30 milioni di euro di denaro pubblico oggi, per un’operazione di evidente “propaganda concreta” (vedi punti successivi), mentre si lesinano i fondi che servono alla ricostruzione e messa in sicurezza idrogeologica del Messinese, della Sicilia, della Calabria e di tutti gli altri territori in cui questo tipo di operazione è un’emergenza.
Lo stato del Programma principale Ponte
Il paradosso di quanto sopra è che si procede in questa “accelerazione” proprio per coprire la realtà di blocco del progetto principale del Ponte che infatti è fermo. Oltre che per occultare la continua sottrazione di risorse alle due regioni anche nello specifico del settore dei trasporti (vedi le condizioni del pendolarismo sullo Stretto, o il previsto ulteriore taglio di treni a lunga percorrenza o lo stato dei collegamenti dell’omonimo aeroporto, pari a quelli che si avevano trent’anni fa). Come già riportato da numerosi organi di informazione in queste settimane, al di là di annunci e dichiarazioni, l’iter del progetto Ponte è ancora bloccato alla richiesta di approvazione finale della “versione definitiva del Progetto Preliminare” licenziata nel 2004, ma per cui mancano tuttora istruttoria e nullaosta di “ottemperanza delle prescrizioni ambientali”, di verifica della”compatibilità paesaggistica” ed altri passaggi. Una volta ultimato l’iter del progetto preliminare- definitivo, si dovrebbe procedere finalmente con la progettazione esecutiva. Su quest’ultima però gravano le pesantissime critiche alla costruibilità (a parte gli enormi irrisolti problemi ambientali, territoriali, paesaggistici e trasportistici oggi anche più gravi di quelli sollevati nel controSIA del 2003) avanzata dagli stessi tecnici o consulenti della SdM (oggi quasi tutti “ex”) e del Ministero. Esse riguardano soprattutto: a) Il posizionamento di pilastro e contrafforte di parte calabrese. Il professor ingegner Remo Calzona ha ammesso che per proseguire nella progettazione, si dovette “totalmente ignorare” la circostanza che il pilastro (proprio quello per il cui ingombro si sposta il binario) e il contrafforte di parte calabra sono situati “sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50”. Le indagini successive hanno confermato che questa circostanza è pregiudizievole per la progettazione esecutiva. Calzona ed altri tecnici sostengono per questo che il Ponte va traslato di almeno 500 metri rispetto al sito attuale. SdM e governo si sono rifiutati –almeno ufficialmente- di assumere la circostanza, che significherebbe ripartire per l’ennesima volta dall’avvio del progetto preliminare e della relativa procedura. Ma il dato costituisce un nodo tecnico ineludibile contro cui prima o poi ci si dovrà fermare. b) Lo scivolamento degli stati superficiali e di media profondità dei terreni del versante di Cannitello verso lo Stretto. Altra circostanza trascurata nella progettazione esistente è lo scivolamento del versante calabro (sempre l’area interessata da piloni, contrafforti, svincoli e rampe) verso il mare. “È questo un altro punto pregiudizievole per l’esecutivo –sostiene Alessandro Guerricchio, ordinario di Geotecnica all’UNICAL e consulente del Ministero- che comporta continui movimenti di materiali superficiali e più profondi; il che spiega gli effetti ampliati, in zona, di frana e dissesto, a seguito di ogni evento alluvionale, che mette in crisi il sistema di sicurezza della fune portante, ancorata proprio in quei punti”. Per ovviare a questo bisognerebbe “inchiodare” pilone e contrafforti fino ad una profondità di oltre 2000 metri, con strutture che però potrebbero andare in crisi per altri motivi (anche questa circostanza è stata volutamente ignorata per non tornare indietro in progettazione e iter). c) “Il Ponte è un soprammobile che sorregge a malapena se stesso”, ma “va in crisi di fronte alle sollecitazioni sismiche, idrogeologiche, meteo climatiche ed ambientali dello Stretto”. I consulenti tecnici sostengono che il progetto della struttura principale (fune portante – pendini - trave – cassone - reticolare) prevede materiali (peraltro i migliori disponibili oggi in commercio) incompatibili con le prestazioni di portanza e resistenza richieste al manufatto, in presenza delle condizioni ambientali dello Stretto. La complessità e l’arditezza delle funzioni previste per le varie parti del manufatto necessiterebbero infatti di materiali (acciaio) molto più leggeri,rispetto a quelli disponibili oggi. Come lo stesso Calzona ha dimostrato nel suo saggio, sia pure ricorrendo a tecniche di analisi delle probabilità della resistenza dei materiali;nonchè con un ermetismo comprensibile, vista la sua posizione di consulente del ministero e di varie agenzie collegate, il progetto attuale dunque presenta una “trentina di punti di potenziale crisi a rottura, di cui almeno la metà insormontabili allo stato“. I CONSULENTI HANNO INFORMATO –OLTRE CHE MATTEOLI-, ANCHE LETTA E TREMONTI DELLE CIRCOSTANZE E PRECEDENTI. Il che potrebbe spiegare il prossimo punto.
Manca totalmente la copertura finanziaria del Progetto Ponte
Anche per le difficoltà ricordate, i decreti, pure enfatizzati con grande battage mediatico, di riavvio del Progetto Ponte, nei mesi scorsi, -il CIPE/Infrastrutture del 6.3.09 e il CIPE/Anticrisi del 29.7.09 non hanno poi erogato nulla dei 1.3 miliardi annunciati dal governo per il Ponte. Ambedue i provvedimenti erano infatti di competenza e si chiudevano con l’espressione: “viste le compatibilità di bilancio” che appunto non erano rispettate. IL GOVERNO DUNQUE NON HA INVESTITO UN EURO SUL PONTE, come peraltro la stampa ha già riportato da più parti nei giorni scorsi. Emerso questo, il ministro Matteoli ha tentato di richiamare la possibilità del “project financing” con intervento dei privati. Ma le due relative istruttorie formali effettuate nel giugno- luglio 2005 e nel gennaio- febbraio 2006 sono ambedue andate a vuoto (“zero investitors”). Così pure l’istruttoria informale dei mesi scorsi. Al punto da far dire alla DNA (Direzione Nazionale Antimafia) che “l’unico capitale che potrebbe intervenire nell’operazione è criminale, da riciclo di cocaina o altre droghe”, soprattutto. Come peraltro hanno dimostrato di recente il fermo e l’arresto di faccendieri italoamericani e canadesi, che avevano preso a rastrellare capitali di dubbia provenienza( come accade anche nel caso di Europaradiso per cui adesso c’è il processo penale). Anche i 100 milioni di euro annunciati da Lombardo per le “prime opere collaterali siciliane”per adesso non ci sono e il presidente della Regione Sicilia è in difficoltà, viste le reali drammatiche necessità di quel territorio.
Ma allora perché questa grottesca e costosa rappresentazione proprio oggi?
Probabilmente –è ancora il parere di chi è interno, sia pure per gli aspetti puramente tecnici, all’operazione- c’è stata la concomitanza di tre fattori; ovviamente tutti lontanissimi da corretti criteri di politica programmatica: a) le elezioni regionali in Calabria; b) le difficoltà crescenti del governo e soprattutto del Cavaliere; c) la possibilità di dare vita –more solito tramite IMPREGILO- ad una fase di speculazione finanziaria.
Elezioni regionali in Calabria. Circa un mese fa Scopelliti, candidato Presidente in pectore per il centro- destra e coordinatore del PDL in Calabria oltre che sindaco di Reggio, in una riunione pubblica a Milano –presenti Berlusconi e numerosi esponenti di PDL e Lega- ha dichiarato che il Ponte sullo Stretto, punto fondamentale del programma del centro- destra per le regionali e snodo chiave di un accordo possibile con MPA, “non è più spendibile solo a livello di annunci: bisogna fare qualcosa di più concreto, altrimenti si lascia una fortissima arma in mano al centro- sinistra”.
Le difficoltà del Cavaliere e il suo “impazzimento capriccioso”. Le vicende di Berlusconi e non solo accrescono ogni giorno i problemi del governo e dello stesso Presidente del Consiglio, il che ha probabilmente esasperato la sua tendenza all’esagitazione, fino a far parlare qualcuno di “impazzimento capriccioso”. Non bastano più gli annunci; bisogna “dimostrare che si comincia a operare” così da riprendere la ribalta per la politica del fare invece che per le bizzarrie. Anche nel caso del Ponte. Il che converge esattamente con le esigenze elettoralistiche della destra per le regionali.
Una lucida follia assai costosa. Le bizzarrie personalistiche ed elettoralistiche di Berlusconi e del governo risultano nel caso del Ponte, in ulteriori inaccettabili sprechi di risorse che diventano concrete gratificazioni per clienti e interessi vicini. Il Ministro e il Presidente del Consiglio stanno spingendo infatti per “rifare il contratto con IMPREGILO”. Ricordiamo che già nel marzo 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, fu stipulato il primo contratto,nonostante i problemi di costruibilità, di impatto ambientale e di copertura finanziaria già noti, proprio in vista del probabile ingresso in ufficio del centro- sinistra, contrario al Ponte (ciò che poi avvenne). Anche per mettere in difficoltà il governo successivo e costringerlo a regalare a IMPREGILO le penali (poi evitate da Prodi e dal Ministro competente Di Pietro, che però bloccò lo scioglimento della SdM, ciò che avrebbe evitato molti dei problemi attuali) o in subordine i contenuti di nuovi accordi, poi stipulati. Ma IMPREGILO è lo stesso contractor della Salerno- Reggio Calabria, che, insieme e per conto di ANAS, sta devastando con i cantieri il territorio circostante all’autostrada A3, senza rimettere quasi mai in sicurezza i contesti ambientali né ripristinare i luoghi, badando solo al minimo indispensabile per rendere agibili le opere infrastrutturale; la stessa ditta che ha sciolto il consorzio Scilla per l’ultimo tratto dell’autostrada lasciando in sospeso i lavori, che chiede alcuni miliardi subito per non chiudere altri cantieri,che ha cancellato il rifacimento del tratto Villa – Reggio, che è eternamente in ritardo, per cui per la definizione di questa opera infinita che è diventata la A3 si parla addirittura del 2020. Ma allora perché senza risorse e copertura finanziaria si spinge per affidare il nuovo contratto ad IMPREGILO? Con la situazione procedurale e progettuale descritta sopra questo significherebbe affidare i lavori, per entrare subito dopo in fase di “sospensione da blocco”, per l’impossibilità oggettiva del contractor di operare. Forse come premio per tutto quello che sta combinando nei lavori autostradali, si regalerebbero così ad IMPREGILO decine di migliaia di euro al giorno per molti mesi. Ciò non ha nulla a che vedere con le emergenze infrastrutturali, costituisce pura speculazione finanziaria, oltre che occasione di sprechi e spese facili che permettono gratificazioni ove “necessarie”.E anche di gonfiare ulteriormente la propaganda (ricordiamo i call center già attivati nel 2006 e operanti fino a ottobre 2007, quando già da oltre un anno il progetto era stato sospeso), nonché la possibilità di pressare e condizionare ulteriormente l’informazione soprattutto locale; ciò che peraltro già avviene, a volte pesantemente.
Il chilometroemezzo di binario di Villa- Cannitello: qualcosa di concreto
Tutto quanto detto precedentemente richiedeva un’accelerazione e soprattutto “qualcosa di concreto” evidentemente individuato nel binario di Villa. Ovviamente quanto di tragico è successo a Messina nei giorni scorsi accentua le difficoltà del governo e rende tutto ciò ancor più clamorosamente paradossale e grottesco. Come ha subito evidenziato il Presidente Napolitano: “Servono seri programmi di messa in sicurezza del territorio, anziché opere faraoniche”.
Sibari Sos
Si intende spostare un binario Cannitello – Villa S. Giovanni per una lunghezza di 1.7 km, traslando verso monte la linea, con una curva in luogo dell’attuale rettilineo “per fare spazio al futuro ingombro del pilone del ponte di parte calabrese”.
Quale è il progetto?
Il progetto è uno “stralcio provvisorio” – tra l’altro mancante di diverse autorizzazioni- del più ampio progetto di “opere compensative”, concordato nel 2006 con l’allora giunta comunale di Villa S. Giovanni (sindaco Cassone) di spostamento della linea ferroviaria e di miglioramento del lungomare Villa – Cannitello. Quest’ultimo progetto è stato approvato; esso era stato accettato dalla allora amministrazione, insieme ad altri incentivi, perché “anche se il ponte non si fa”, costituisce un miglioramento dell’assetto urbanistico. Il progetto integrale – a differenza dello stralcio provvisorio- infatti è stato avallato dalla Regione Calabria e dalla Provincia di Reggio Calabria.
Lo stralcio è probabilmente illegittimo.
Mentre il progetto complessivo di spostamento della linea e di miglioramento del lungomare di Villa S.G. ha dunque ricevuto approvazione, ma non ci sono risorse né volontà politica di attuarlo; lo “stralcio” è difettoso di numerosi passaggi procedurali ed autorizzativi. Innanzitutto si dichiara la necessità del “progetto stralcio” quale opera di emergenza per miglioramento infrastrutturale: tale aspetto è importante – anzi fondamentale- perché costituisce lo snodo programmatico - amministrativo, attorno a cui ruota la possibilità di procedere nelle condizioni attuali. Infatti allo stato il “miglioramento infrastrutturale” non esiste, anzi è un decisivo peggioramento. Si sostituisce infatti un pezzo di rettilineo di arrivo da nord alla stazione di Villa S. Giovanni con un curvone di circa 1.700 metri. A parte l’inutile consumo di suolo, oggi, che diventa danno ambientale ed erariale, nel caso più che probabile, di blocco del programma principale (ponte); introdurre una curva in luogo di un rettilineo peggiora, e non migliora, la geometria della linea e soprattutto ne accentua la pericolosità: in quel punto i treni infatti, avviano la frenata verso la stazione di Villa S. Giovanni. Con il “progetto stralcio”, ciò avverrebbe in piena curvatura, con evidente accentuazione dei rischi di percorrenza. Altro che miglioramento infrastrutturale! (Le precedenti considerazioni riportano direttamente i dubbi dei consulenti tecnici del Ministero e delle società coinvolte). Ancora dal punto di vista dell’ illegittimità assai probabile del “progetto stralcio”, occorre sottolineare che –in quanto tale- esso non ha ricevuto quasi nessuna autorizzazione da parte dei ministeri competenti, né dalla Regione Calabria, nè di altri enti. Esso inoltre costituisce stralcio di un progetto attualmente bloccato (il citato progetto di miglioramento della linea ferroviaria e del lungomare di Villa, di cui lo stralcio da solo costituisce peggioramento), in quanto mancante di copertura finanziaria e di prospetto programmatico- attuativo. Per non parlare del programma generale ponte tuttora “in alto mare” (vedi punti successivi). È da verificare ancora se lo “stralcio”, oltre alla evidente mancanza di miglioramento infrastrutturale, e delle autorizzazioni da iter completamente regolare, possa considerarsi opera di emergenza annessa alle opere di cui alla Legge- Obiettivo. E se se in ogni caso per il combinato disposto “Legge-Obiettivo/ Linee Guida per la Pianificazione Territoriale e Paesaggistica della Regione Calabria” (si rammenta che la Corte Costituzionale ha stabilito anche per le infrastrutture di interesse nazionale l’obbligatorietà dell’intesa con le Regioni), non debba quindi essere a sua volta sottoposto, tra l’altro, a procedura di VIA ovvero almeno ad apposita Conferenza dei Servizi, formale e convocata con atto specifico. (È ovvio che per la verifica completa di quanto sopra è necessario l’accesso a tutti gli atti cogenti per il “progetto stralcio”).
Chi gestisce il “progetto stralcio”e chi paga
Attualmente il titolare del progetto è RFI, ma, in quanto esso “è appartenente al più generale programma ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica, RFI si appresta ad affidarne la gestione a Stretto di Messina/ ANAS. Questo passaggio è anch’esso legato alla liceità dei contenuti del punto precedente ed è in ogni caso assai discutibile visto lo status di sostanziale blocco del programma principale al di là delle strombazzate propagandistiche. Il fatto che RFI voglia liberarsi dello scomodo ”ingombro” ed affidarlo ad un’agenzia, la Stretto di Messina, che ha già speso in trentotto anni oltre 520 milioni di euro, senza avere nemmeno un progetto realizzabile, è spiegabile forse con quanto segue, che costituisce un’ulteriore, grande, anomalia: si spendono circa 30 milioni di euro –cioè quasi 60 miliardi di vecchie lire- per un progetto di spostamento di binario di circa 1.700 metri di linea ferroviaria, per una cifra pari a quasi 18 milioni di euro a km. LA CIFRA È ESORBITANTE. Visto che il progetto è quasi certamente destinato a non avere prosecuzione, viene da chiedersi in realtà dove, perché e da chi devono essere utilizzate queste risorse. A parte il grottesco paradosso di “buttare” 30 milioni di euro di denaro pubblico oggi, per un’operazione di evidente “propaganda concreta” (vedi punti successivi), mentre si lesinano i fondi che servono alla ricostruzione e messa in sicurezza idrogeologica del Messinese, della Sicilia, della Calabria e di tutti gli altri territori in cui questo tipo di operazione è un’emergenza.
Lo stato del Programma principale Ponte
Il paradosso di quanto sopra è che si procede in questa “accelerazione” proprio per coprire la realtà di blocco del progetto principale del Ponte che infatti è fermo. Oltre che per occultare la continua sottrazione di risorse alle due regioni anche nello specifico del settore dei trasporti (vedi le condizioni del pendolarismo sullo Stretto, o il previsto ulteriore taglio di treni a lunga percorrenza o lo stato dei collegamenti dell’omonimo aeroporto, pari a quelli che si avevano trent’anni fa). Come già riportato da numerosi organi di informazione in queste settimane, al di là di annunci e dichiarazioni, l’iter del progetto Ponte è ancora bloccato alla richiesta di approvazione finale della “versione definitiva del Progetto Preliminare” licenziata nel 2004, ma per cui mancano tuttora istruttoria e nullaosta di “ottemperanza delle prescrizioni ambientali”, di verifica della”compatibilità paesaggistica” ed altri passaggi. Una volta ultimato l’iter del progetto preliminare- definitivo, si dovrebbe procedere finalmente con la progettazione esecutiva. Su quest’ultima però gravano le pesantissime critiche alla costruibilità (a parte gli enormi irrisolti problemi ambientali, territoriali, paesaggistici e trasportistici oggi anche più gravi di quelli sollevati nel controSIA del 2003) avanzata dagli stessi tecnici o consulenti della SdM (oggi quasi tutti “ex”) e del Ministero. Esse riguardano soprattutto: a) Il posizionamento di pilastro e contrafforte di parte calabrese. Il professor ingegner Remo Calzona ha ammesso che per proseguire nella progettazione, si dovette “totalmente ignorare” la circostanza che il pilastro (proprio quello per il cui ingombro si sposta il binario) e il contrafforte di parte calabra sono situati “sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50”. Le indagini successive hanno confermato che questa circostanza è pregiudizievole per la progettazione esecutiva. Calzona ed altri tecnici sostengono per questo che il Ponte va traslato di almeno 500 metri rispetto al sito attuale. SdM e governo si sono rifiutati –almeno ufficialmente- di assumere la circostanza, che significherebbe ripartire per l’ennesima volta dall’avvio del progetto preliminare e della relativa procedura. Ma il dato costituisce un nodo tecnico ineludibile contro cui prima o poi ci si dovrà fermare. b) Lo scivolamento degli stati superficiali e di media profondità dei terreni del versante di Cannitello verso lo Stretto. Altra circostanza trascurata nella progettazione esistente è lo scivolamento del versante calabro (sempre l’area interessata da piloni, contrafforti, svincoli e rampe) verso il mare. “È questo un altro punto pregiudizievole per l’esecutivo –sostiene Alessandro Guerricchio, ordinario di Geotecnica all’UNICAL e consulente del Ministero- che comporta continui movimenti di materiali superficiali e più profondi; il che spiega gli effetti ampliati, in zona, di frana e dissesto, a seguito di ogni evento alluvionale, che mette in crisi il sistema di sicurezza della fune portante, ancorata proprio in quei punti”. Per ovviare a questo bisognerebbe “inchiodare” pilone e contrafforti fino ad una profondità di oltre 2000 metri, con strutture che però potrebbero andare in crisi per altri motivi (anche questa circostanza è stata volutamente ignorata per non tornare indietro in progettazione e iter). c) “Il Ponte è un soprammobile che sorregge a malapena se stesso”, ma “va in crisi di fronte alle sollecitazioni sismiche, idrogeologiche, meteo climatiche ed ambientali dello Stretto”. I consulenti tecnici sostengono che il progetto della struttura principale (fune portante – pendini - trave – cassone - reticolare) prevede materiali (peraltro i migliori disponibili oggi in commercio) incompatibili con le prestazioni di portanza e resistenza richieste al manufatto, in presenza delle condizioni ambientali dello Stretto. La complessità e l’arditezza delle funzioni previste per le varie parti del manufatto necessiterebbero infatti di materiali (acciaio) molto più leggeri,rispetto a quelli disponibili oggi. Come lo stesso Calzona ha dimostrato nel suo saggio, sia pure ricorrendo a tecniche di analisi delle probabilità della resistenza dei materiali;nonchè con un ermetismo comprensibile, vista la sua posizione di consulente del ministero e di varie agenzie collegate, il progetto attuale dunque presenta una “trentina di punti di potenziale crisi a rottura, di cui almeno la metà insormontabili allo stato“. I CONSULENTI HANNO INFORMATO –OLTRE CHE MATTEOLI-, ANCHE LETTA E TREMONTI DELLE CIRCOSTANZE E PRECEDENTI. Il che potrebbe spiegare il prossimo punto.
Manca totalmente la copertura finanziaria del Progetto Ponte
Anche per le difficoltà ricordate, i decreti, pure enfatizzati con grande battage mediatico, di riavvio del Progetto Ponte, nei mesi scorsi, -il CIPE/Infrastrutture del 6.3.09 e il CIPE/Anticrisi del 29.7.09 non hanno poi erogato nulla dei 1.3 miliardi annunciati dal governo per il Ponte. Ambedue i provvedimenti erano infatti di competenza e si chiudevano con l’espressione: “viste le compatibilità di bilancio” che appunto non erano rispettate. IL GOVERNO DUNQUE NON HA INVESTITO UN EURO SUL PONTE, come peraltro la stampa ha già riportato da più parti nei giorni scorsi. Emerso questo, il ministro Matteoli ha tentato di richiamare la possibilità del “project financing” con intervento dei privati. Ma le due relative istruttorie formali effettuate nel giugno- luglio 2005 e nel gennaio- febbraio 2006 sono ambedue andate a vuoto (“zero investitors”). Così pure l’istruttoria informale dei mesi scorsi. Al punto da far dire alla DNA (Direzione Nazionale Antimafia) che “l’unico capitale che potrebbe intervenire nell’operazione è criminale, da riciclo di cocaina o altre droghe”, soprattutto. Come peraltro hanno dimostrato di recente il fermo e l’arresto di faccendieri italoamericani e canadesi, che avevano preso a rastrellare capitali di dubbia provenienza( come accade anche nel caso di Europaradiso per cui adesso c’è il processo penale). Anche i 100 milioni di euro annunciati da Lombardo per le “prime opere collaterali siciliane”per adesso non ci sono e il presidente della Regione Sicilia è in difficoltà, viste le reali drammatiche necessità di quel territorio.
Ma allora perché questa grottesca e costosa rappresentazione proprio oggi?
Probabilmente –è ancora il parere di chi è interno, sia pure per gli aspetti puramente tecnici, all’operazione- c’è stata la concomitanza di tre fattori; ovviamente tutti lontanissimi da corretti criteri di politica programmatica: a) le elezioni regionali in Calabria; b) le difficoltà crescenti del governo e soprattutto del Cavaliere; c) la possibilità di dare vita –more solito tramite IMPREGILO- ad una fase di speculazione finanziaria.
Elezioni regionali in Calabria. Circa un mese fa Scopelliti, candidato Presidente in pectore per il centro- destra e coordinatore del PDL in Calabria oltre che sindaco di Reggio, in una riunione pubblica a Milano –presenti Berlusconi e numerosi esponenti di PDL e Lega- ha dichiarato che il Ponte sullo Stretto, punto fondamentale del programma del centro- destra per le regionali e snodo chiave di un accordo possibile con MPA, “non è più spendibile solo a livello di annunci: bisogna fare qualcosa di più concreto, altrimenti si lascia una fortissima arma in mano al centro- sinistra”.
Le difficoltà del Cavaliere e il suo “impazzimento capriccioso”. Le vicende di Berlusconi e non solo accrescono ogni giorno i problemi del governo e dello stesso Presidente del Consiglio, il che ha probabilmente esasperato la sua tendenza all’esagitazione, fino a far parlare qualcuno di “impazzimento capriccioso”. Non bastano più gli annunci; bisogna “dimostrare che si comincia a operare” così da riprendere la ribalta per la politica del fare invece che per le bizzarrie. Anche nel caso del Ponte. Il che converge esattamente con le esigenze elettoralistiche della destra per le regionali.
Una lucida follia assai costosa. Le bizzarrie personalistiche ed elettoralistiche di Berlusconi e del governo risultano nel caso del Ponte, in ulteriori inaccettabili sprechi di risorse che diventano concrete gratificazioni per clienti e interessi vicini. Il Ministro e il Presidente del Consiglio stanno spingendo infatti per “rifare il contratto con IMPREGILO”. Ricordiamo che già nel marzo 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, fu stipulato il primo contratto,nonostante i problemi di costruibilità, di impatto ambientale e di copertura finanziaria già noti, proprio in vista del probabile ingresso in ufficio del centro- sinistra, contrario al Ponte (ciò che poi avvenne). Anche per mettere in difficoltà il governo successivo e costringerlo a regalare a IMPREGILO le penali (poi evitate da Prodi e dal Ministro competente Di Pietro, che però bloccò lo scioglimento della SdM, ciò che avrebbe evitato molti dei problemi attuali) o in subordine i contenuti di nuovi accordi, poi stipulati. Ma IMPREGILO è lo stesso contractor della Salerno- Reggio Calabria, che, insieme e per conto di ANAS, sta devastando con i cantieri il territorio circostante all’autostrada A3, senza rimettere quasi mai in sicurezza i contesti ambientali né ripristinare i luoghi, badando solo al minimo indispensabile per rendere agibili le opere infrastrutturale; la stessa ditta che ha sciolto il consorzio Scilla per l’ultimo tratto dell’autostrada lasciando in sospeso i lavori, che chiede alcuni miliardi subito per non chiudere altri cantieri,che ha cancellato il rifacimento del tratto Villa – Reggio, che è eternamente in ritardo, per cui per la definizione di questa opera infinita che è diventata la A3 si parla addirittura del 2020. Ma allora perché senza risorse e copertura finanziaria si spinge per affidare il nuovo contratto ad IMPREGILO? Con la situazione procedurale e progettuale descritta sopra questo significherebbe affidare i lavori, per entrare subito dopo in fase di “sospensione da blocco”, per l’impossibilità oggettiva del contractor di operare. Forse come premio per tutto quello che sta combinando nei lavori autostradali, si regalerebbero così ad IMPREGILO decine di migliaia di euro al giorno per molti mesi. Ciò non ha nulla a che vedere con le emergenze infrastrutturali, costituisce pura speculazione finanziaria, oltre che occasione di sprechi e spese facili che permettono gratificazioni ove “necessarie”.E anche di gonfiare ulteriormente la propaganda (ricordiamo i call center già attivati nel 2006 e operanti fino a ottobre 2007, quando già da oltre un anno il progetto era stato sospeso), nonché la possibilità di pressare e condizionare ulteriormente l’informazione soprattutto locale; ciò che peraltro già avviene, a volte pesantemente.
Il chilometroemezzo di binario di Villa- Cannitello: qualcosa di concreto
Tutto quanto detto precedentemente richiedeva un’accelerazione e soprattutto “qualcosa di concreto” evidentemente individuato nel binario di Villa. Ovviamente quanto di tragico è successo a Messina nei giorni scorsi accentua le difficoltà del governo e rende tutto ciò ancor più clamorosamente paradossale e grottesco. Come ha subito evidenziato il Presidente Napolitano: “Servono seri programmi di messa in sicurezza del territorio, anziché opere faraoniche”.
Sibari Sos
16 ottobre 2009
“FUORI ORARIO COSE (MAI) VISTE ORA IN ONDA!
Il primo ciclo di seminari su crisi e territorio dal titolo “Fuori Orario cose (mai) viste ora in onda!”, parte con la prima giornata il 21 Ottobre. La discussione che si vuole affrontare riguarda le vicende riportate dalla fine di Agosto sulle prime pagine dei giornali: la Jolly Rosso la nave dei veleni. In vista della manifestazione nazionale promossa dal Comitato Civico De Grazia, il 24 Ottobre ad Amantea, è necessario portare all’attenzione di tutti il problema che riguarda non solo i territori del tirreno Cosentino direttamente colpiti, ma riguarda tutta la regione e tutti i cittadini che vogliono difendere il proprio territorio.
15 ottobre 2009
LE NAVI INABISSATE CON RIFIUTI TOSSICI E RADIOATTIVI: RITROVATO UN NUOVO RELITTO
È una brutta storia di cui ancora sappiamo poco o niente. Di poche ore fa la notizia (…e nessuno ne parla o quantomeno ne parla con informazioni complete!) del ritrovamento al largo di Vibo Valentia di un relitto che potrebbe essere quello della nave Mikigan. Lo afferma Legambiente sulla base della cartina della ODM (Oceanic Disposal Management Inc.), la società creata dall’imprenditore Giorgio Comerio che si occupava dell’affondamento programmato di scorie radioattive nei fondali marini.
Il relitto avvistato potrebbe essere, infatti, quello della nave affondata il 31 ottobre 1986 nel mar Tirreno calabrese con il suo carico misterioso, sicuramente protetto da granulato di marmo, materiale utilizzato per schermare materiali altamente radioattivi, dopo essere partita dal porto di Massa Carrara.
Il relitto avvistato potrebbe essere, infatti, quello della nave affondata il 31 ottobre 1986 nel mar Tirreno calabrese con il suo carico misterioso, sicuramente protetto da granulato di marmo, materiale utilizzato per schermare materiali altamente radioattivi, dopo essere partita dal porto di Massa Carrara.
14 ottobre 2009
SABATO 24 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE AD AMANTEA (CS)
SABATO 24 OTTOBRE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE AD AMANTEA (CS)
Raduno dalle ore 9,00 sul Piazzale Eroi del Mare sul lungomare “Natale De Grazia” di Amantea
CONCERTO ANTISCORIE.
Artisti calabresi e non solo sosterranno la Manifestazione per chiedere la bonifica dei siti inquinati e il recupero delle "Navi dei Veleni", esibendosi gratuitamente ad Amantea in Piazza Cappuccini dalle ore 15.00 in poi dopo il corteo e gli interventi delle Associazioni.
Partecipano: Kalamu, Danilo Montenegro, Dedalus, Marasà, Ulderigo Pesce, Cataldo Perri, Operai della Fiat 1100, Salimora, Bove & Limardi (Zelig).
Per adesioni ed informazioni:
- CAMERA DEL LAVORO CGIL AMANTEA Tel. Fax: 0982.424788 Tel.: 0982.427954
- scrivere a manifestazione@comitatodegrazia.org
- www.comitatodegrazia.org
- www.difendiamolacalabria.org
13 ottobre 2009
NO AL RAZZISMO: MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 17 OTTOBRE 2009
N O A L R A Z Z I S M O
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 17 OTTOBRE 2009
Organizza: ACLI - ASS. BAOBAB - ASS. LA KASBAH - AUSER CASSANO - CARITAS MIGRANTES - CASA DEI DIRITTI SOCIALI - CGIL COSENZA - CIDIS ONLUS – COESSENZA - COLLETTIVO L'EVASIONE - MO.C.I. - RADIO CIROMA
Info e prenotazioni bus: 334.3051746 - 0984.76339 - ass.lakasbah@libero.it - 0984.6871 CGIL
PARTENZA ORE 6.00 CAPANNONI VIALE PARCO
Sibari Sos
10 ottobre 2009
UNA CALABRIA TERRA DI NESSUNO
Per i lettori del blog, pubblico una nota girataci dal professore Piero Greco, Presidente dell’A.S. GRUPPO SUBACQUEO PAOLANO.
Una storia che era stata spesso mormorata, ma mai scritta. Si trattava di questo: un cittadino di Soverato, Fausto Squillacioti, sentito informalmente dal procuratore Porcelli, gli aveva raccontato un episodio terribile. Insieme a suo cugino Augusto, 5 anni prima, se n’era andato a pesca davanti a Calaluna di Montauro; avevano tirato le reti e si erano trovati davanti una palla di fango. L’avevano ributtata in mare, ma appena l’avevano toccata avevano sentito un forte bruciore alle mani, gli occhi avevano preso a lacrimare e avevano avvertito un forte prurito. Chissà che cos’era quella palla di fango... Poi era successo che Augusto si era ammalato di leucemia mieloide ed era morto. Anche Fausto contrasse la stessa malattia, curata con un trapianto di midollo. Il procuratore Porcelli raccolse poi un’altra testimonianza, quella dell’ingegnere Salvatore Colosimo. Questi, nel 1993, aveva visto sulla spiaggia di Copanello dei fusti gialli buttati a riva del mare. Poi erano arrivati due grandi battelli di cui l’ingegnere aveva visto i nomi - Isola Gialla e Corona - da cui erano scesi alcuni uomini che avevano portato via i fusti spiaggiati: fu un’operazione professionale, condotta da tecnici che indossavano tute bianche. I battelli appartenevano alla «Castalia», una ditta dell’Iri che si occupa dello smaltimento dei rifiuti nucleari.
I fatti - se fatti erano e non il frutto di esagerazione o malignità - portavano a questa conclusione: i fusti finiti sulla spiaggia e quella palla di fango che bruciava appartenevano a un’unica catena di eventi: una nave che li trasportava aveva fatto naufragio, un fusto almeno si era rotto liberando nel mare il suo contenuto, la palla di fango che dava bruciore e prurito; gli altri fusti erano arrivati a riva ed erano stati portati via da tecnici specializzati in rifiuti radioattivi. E infine, ci doveva essere qualcosa di veramente grave se ben otto procuratori (quelli di Catanzaro, matera, Locri, Palmi, Reggio Calabria, Napoli, Crotone, Vibo Valentia) avevano deciso di coordinare il lavoro sul traffico illegale di rifiuti radioattivi nel Sud Italia e se indagavano sugli strani naufragi di ben ventitré navi nelle acque dello Ionio e del Basso Tirreno. La storia dei rifiuti, per quanto mi è stato possibile ricostruirla, in Calabria si svolge tra terra e mare. In terra la Calabria ospita, a pagamento, tonnellate di rifiuti tossici che il Nord opulento produce. In mare sono state fatte affondare navi che, forse, portavano plutonio e uranio. In terra, governano il trasporto delle schifezze mafiosi locali e affaristi di ogni genere. In mare, invece, è un affare di Stato. O meglio, di Stati. Tra terra e mare sono logge massoniche (deviate; naturalmente) a fare da cerniera ai traffici. Sia in terra che in mare i guadagni sono altissimi, tali da rendere il traffico di droga una quisquilia.
La situazione dei rifiuti in Calabria è abbastanza chiara, perlomeno di quelli che arrivano via terra. Qui si scaricano, quasi sempre al di fuori della legge, i rifiuti che il Nord Italia non sa più dove mettere o che trova imbarazzanti. Normalissimi Tir, scendono lungo l’Autostrada del Sole, versano e risalgono. Legambiente, l’organizzazione ecologista che più si è occupata del problema, ha censito 360 discariche abusive. C’è di tutto: cave di ghiaia riempite, grotte, anfratti nella montagna zeppi di pile, pezzi di eternit, solventi, vernici, medicinali scaduti, lastre radiologiche, scarti di sala operatoria, liquami di fabbrica. A Santa Domenica di Talao, in provincia di Cosenza, per esempio, si è scoperto in una fornace il deposito di tutti i rifiuti delle Usl delle Marche. Poi ci sono i rifiuti radioattivi, sempre trasportati da Tir, che salgono in colonna le strade per l’Aspromonte. Qui la provenienza è più vasta: Nord Europa. Fusti che contengono chissà cosa, abbandonati in montagna, malamente nascosti oppure anche depositati vicino a casolari, in mezzo alle pecore. E infine ci sono i centri gestiti dallo Stato, per esempio quello Enea di Rotondella, provincia di Matera, dove in una piscina all’aperto giacciono barre di plutonio inglesi e americane che fanno di questo luogo la nostra piccola Cernobyl.
Notizie di quotidiani a tiratura nazionale,a presto speriamo con notizie migliori, Piero.
Una storia che era stata spesso mormorata, ma mai scritta. Si trattava di questo: un cittadino di Soverato, Fausto Squillacioti, sentito informalmente dal procuratore Porcelli, gli aveva raccontato un episodio terribile. Insieme a suo cugino Augusto, 5 anni prima, se n’era andato a pesca davanti a Calaluna di Montauro; avevano tirato le reti e si erano trovati davanti una palla di fango. L’avevano ributtata in mare, ma appena l’avevano toccata avevano sentito un forte bruciore alle mani, gli occhi avevano preso a lacrimare e avevano avvertito un forte prurito. Chissà che cos’era quella palla di fango... Poi era successo che Augusto si era ammalato di leucemia mieloide ed era morto. Anche Fausto contrasse la stessa malattia, curata con un trapianto di midollo. Il procuratore Porcelli raccolse poi un’altra testimonianza, quella dell’ingegnere Salvatore Colosimo. Questi, nel 1993, aveva visto sulla spiaggia di Copanello dei fusti gialli buttati a riva del mare. Poi erano arrivati due grandi battelli di cui l’ingegnere aveva visto i nomi - Isola Gialla e Corona - da cui erano scesi alcuni uomini che avevano portato via i fusti spiaggiati: fu un’operazione professionale, condotta da tecnici che indossavano tute bianche. I battelli appartenevano alla «Castalia», una ditta dell’Iri che si occupa dello smaltimento dei rifiuti nucleari.
I fatti - se fatti erano e non il frutto di esagerazione o malignità - portavano a questa conclusione: i fusti finiti sulla spiaggia e quella palla di fango che bruciava appartenevano a un’unica catena di eventi: una nave che li trasportava aveva fatto naufragio, un fusto almeno si era rotto liberando nel mare il suo contenuto, la palla di fango che dava bruciore e prurito; gli altri fusti erano arrivati a riva ed erano stati portati via da tecnici specializzati in rifiuti radioattivi. E infine, ci doveva essere qualcosa di veramente grave se ben otto procuratori (quelli di Catanzaro, matera, Locri, Palmi, Reggio Calabria, Napoli, Crotone, Vibo Valentia) avevano deciso di coordinare il lavoro sul traffico illegale di rifiuti radioattivi nel Sud Italia e se indagavano sugli strani naufragi di ben ventitré navi nelle acque dello Ionio e del Basso Tirreno. La storia dei rifiuti, per quanto mi è stato possibile ricostruirla, in Calabria si svolge tra terra e mare. In terra la Calabria ospita, a pagamento, tonnellate di rifiuti tossici che il Nord opulento produce. In mare sono state fatte affondare navi che, forse, portavano plutonio e uranio. In terra, governano il trasporto delle schifezze mafiosi locali e affaristi di ogni genere. In mare, invece, è un affare di Stato. O meglio, di Stati. Tra terra e mare sono logge massoniche (deviate; naturalmente) a fare da cerniera ai traffici. Sia in terra che in mare i guadagni sono altissimi, tali da rendere il traffico di droga una quisquilia.
La situazione dei rifiuti in Calabria è abbastanza chiara, perlomeno di quelli che arrivano via terra. Qui si scaricano, quasi sempre al di fuori della legge, i rifiuti che il Nord Italia non sa più dove mettere o che trova imbarazzanti. Normalissimi Tir, scendono lungo l’Autostrada del Sole, versano e risalgono. Legambiente, l’organizzazione ecologista che più si è occupata del problema, ha censito 360 discariche abusive. C’è di tutto: cave di ghiaia riempite, grotte, anfratti nella montagna zeppi di pile, pezzi di eternit, solventi, vernici, medicinali scaduti, lastre radiologiche, scarti di sala operatoria, liquami di fabbrica. A Santa Domenica di Talao, in provincia di Cosenza, per esempio, si è scoperto in una fornace il deposito di tutti i rifiuti delle Usl delle Marche. Poi ci sono i rifiuti radioattivi, sempre trasportati da Tir, che salgono in colonna le strade per l’Aspromonte. Qui la provenienza è più vasta: Nord Europa. Fusti che contengono chissà cosa, abbandonati in montagna, malamente nascosti oppure anche depositati vicino a casolari, in mezzo alle pecore. E infine ci sono i centri gestiti dallo Stato, per esempio quello Enea di Rotondella, provincia di Matera, dove in una piscina all’aperto giacciono barre di plutonio inglesi e americane che fanno di questo luogo la nostra piccola Cernobyl.
Notizie di quotidiani a tiratura nazionale,a presto speriamo con notizie migliori, Piero.
5 ottobre 2009
DISASTRO AMBIENTALE IN ATTO
Venerdì 9 ottobre 2009 dalle ore 10:00 nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria
Incontro con:
Francesco Cirillo - giornalista
Giuseppe Baldessarro - giornalista
Nuccio Barillà - Legambiente
Maurizio Marzolla - Aspromonte Liberamente
Dagli anni ‘90, tra inerzie e difficoltà di ogni genere ci sono persone che stanno denunciando un fenomeno terribile: le nostre coste, le nostre montagne e i nostri fiumi sono utilizzati come discarica per rifiuti speciali, tossici e radioattivi.
Per anni queste informazioni sono state tenute nel silenzio, boicottate e chi le diffondeva ridicolizzato. C’è voluta l’ammissione di un pentito affinché questa spaventosa verità saltasse sulle prime pagine della cronaca nazionale. Ora non dobbiamo permettere che tutto cada in quel silenzio, ora è il momento che la gente sappia cosa è accaduto e cosa sta accadendo, riguarda i calabresi e riguarda tutta l’Europa e il Mediterraneo. L’informazione deve circolare!
Come collettivo universitario crediamo che un luogo come l’Ateneo di Reggio Calabria possa e debba essere il luogo in cui la libera informazione possa ancora esistere: il sapere e la cultura passano anche attraverso la comprensione delle problematiche ambientali e il rispetto di un bene insostituibile quale è il territorio.
Dall’unione tra l’esigenza di essere informati e la libertà di informare, è nata una collaborazione con i soggetti che da anni denunciano questo disastro ambientale doloso: un danno incalcolabile per l’ambiente, per il territorio, ma soprattutto per le persone.
Venerdì 9 ottobre 2009 dalle ore 10:00 nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria
Incontro con: Francesco Cirillo, giornalista - Giuseppe Baldessarro, giornalista - Nuccio Barillà, Legambiente - Maurizio Marzolla, Aspromonte Liberamente.
Un momento importante di denuncia nei confronti di chi si arricchisce sulla pelle delle persone.
collettivounirc@libero.it
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