Mentre ancora una volta nella nostra terra si accendono i riflettori sull’emergenza rifiuti, sia quelli smaltiti illegalmente, sia quelli che non si riesce a smaltire legalmente – a causa del fallimento dell’esperienza delle società miste come ValleCrati o delle decisioni “calate dall’alto” come l’inceneritore a Scala Coeli – il coordinamento di associazioni per i beni comuni della provincia di Cosenza, in occasione dell’ottava giornata mondiale di mobilitazione contro l’incenerimento dei rifiuti (30 settembre), promuove due dibattiti, a Cosenza e Scala Coeli, in cui Paul Connett, professore emerito di chimica presso la St. Lawrence University di New York, presenterà la strategia Rifiuti Zero, di cui è promotore a livello mondiale.
Al contrario di quanto sostengono molti fautori di un ciclo dei rifiuti costituito da impiantistica a forte impatto ambientale e a grave rischio per la salute delle popolazioni (mega-discariche, o inceneritori con relative discariche speciali dove stoccare le ceneri prodotte), la strategia Rifiuti Zero, basata su riprogettazione industriale dei prodotti, riduzione alla fonte dei rifiuti, riuso, riciclo e raccolta differenziata porta a porta, non solo è rispettosa del territorio e della salute delle persone (e in Calabria non è poco!), ma si rivela anche un modello di gestione vincente, promosso persino dal Presidente Obama (my.barackobama.com) ed applicato in tutto il mondo (ad es. San Francisco, Canberra), Italia compresa.Gli incontri si svolgeranno:
a Scala Coeli, mercoledì 30 settembre alle ore 17.30 in via Provinciale presso la Sala della Musica; interverranno inoltre i Comitati spontanei dei cittadini di Scala Coeli, Cariati e Crucoli Torretta;
a Cosenza, giovedì 1° ottobre invece triplo appuntamento:
alle ore 10.00 il professore sarà ospite dell’ITIS ‘A. Monaco’;
alle ore 11.30 all’interno del Liceo Scientifico ‘Scorza’;
alle ore 18.00 presso il Salone di Rappresentanza del Comune di Cosenza. La relazione del prof. Connett sarà accompagnata dalla testimonianza di Alessio Ciacci, assessore alle Politiche Ambientali di Capannori (LU), primo Comune in Italia ad adottare la strategia Rifiuti Zero, che descriverà il percorso seguito dalla sua Amministrazione ed i vantaggi che ne sono conseguiti. È previsto inoltre l’intervento di un dipendente precario della Vallecrati spa, che con la sua presenza e le sue parole evidenzierà le storture cui ha condotto l’attuale gestione, basata su una continua emergenza e sulle società miste.
Tutti i cittadini, ed in particolare gli amministratori, sono invitati a partecipare ed intervenire.
Per ulteriori informazioni visita www.difendiamolacalabria.org
Se desideri segnalare notizie, argomenti e/o iniziative, inviare critiche e quanto altro ritieni utile far conoscere a noi e agli amici del blog, contattaci
29 settembre 2009
28 settembre 2009
MA CHI TE L’HA FATTA FARE!?!
Navi radioattive e rifiuti tossici. Lettera aperta alla mafia calabrese.
Cara ‘ndrangheta,
cercavo un interlocutore serio nella società “civile”. Non l’ho trovato. Allora ho deciso di indirizzare direttamente a te questa lettera aperta, perché tanto non servirebbe a niente scrivere ai politici calabresi o alle istituzioni dello Stato. Tu perlomeno sei un’entità concreta. Loro, invece, sono soltanto una comoda e vorace finzione che si agita nella mente di tantissimi elettori.
Come saprai, da qualche mese i mezzi d’informazione sostengono che la Calabria negli ultimi decenni sarebbe stata vittima di un attacco nucleare. Mi riferisco alla famigerata inchiesta sulle “navi a perdere”. Che strano! Il ministero della Difesa non si è ancora mobilitato. “Porta a porta” non ha dedicato una sola puntata a questa terrificante storia che, se fosse confermata in tutti i suoi dettagli, rappresenterebbe la pagina di storia d’Italia più oscura dalla nascita della Repubblica. Chissà come si sarebbero comportati i mezzi d’informazione e il governo se questi presunti ritrovamenti di scorie tossiche o radioattive fossero avvenuti davanti le coste della Toscana?!
Anzitutto, una precisazione. Io non c’entro nulla con una certa “sinistra” che da sempre è convinta di poter risolvere i problemi del mondo a suon di manette, ma poi grida al complotto quando è lei stessa a finire nei guai giudiziari. Provengo da una sinistra che ha pagato prezzi altissimi per mano dei magistrati italiani. Ecco perché rimango garantista, e quando un pentito lancia accuse, non credo ad una sola delle sue parole, almeno fino a quando non si trovano riscontri oggettivi, “al di là di ogni ragionevole sospetto”.
Detto questo, cara ‘ndrangheta, vorrei capire come sia possibile che tu abbia potuto nascondere tonnellate di rifiuti nocivi nel “giardino” di casa tua. Mi sembra un controsenso. Un tempo, forse, eri “onorata” società. Pare che tu avessi addirittura codici e regole. Ormai è risaputo che esisti e trascini dietro di te tanti giovani per un motivo solo: mangiare! Cioè, curare i tuoi interessi. Quindi niente valori! Nessun principio. Però stupida non lo sei mai stata.
Scusa ‘ndrangheta, la questione è la seguente: da anni si dice che avresti aiutato criminali senza scrupoli ad affondare navi tossiche e radioattive nei mari calabresi. Adesso se ne sono accorti persino i procuratori della Repubblica e le redazioni dei grossi giornali italiani. Domanda: chi te l’ha fatta fare? Perché il problema è che pure tu ed i tuoi figli vivete qui, cara ‘ndrangheta. Quindi, mangiate quel pesce e fate il bagno in quei mari, gli stessi in cui ci bagniamo noi poveri fessi. Però, a causa della radioattività, pure tu ed i tuoi sacri figli morirete di cancro. Quindi non “mangerete” più. E anche se non vi ammalaste voi, comunque potrebbe capitare ai figli dei vostri figli, perché certe sostanze liberate nell’ambiente, avvelenano la natura per sempre.
Tu sai bene che i morti morti non hanno potere, ma i morti viventi sì. Per loro, almeno, la sofferenza è un fatto di convenienza. Lo hanno capito i tuoi boss che negli ultimi trent’anni sono diventati kamikaze: accettano in silenzio di vegetare per tutto il resto della loro vita in carcere, sotto tortura, in regime di 41 bis, pur di consentire a mogli, figli e nipoti di sopravvivere fuori. Sì, più o meno come quelli che si imbottiscono di tritolo e saltano in aria, in Iran ed in Afghanistan: scelgono di morire, in cambio dei soldi che le organizzazioni mandanti degli attentati elargiranno ai loro familiari dopo che avranno compiuto la missione assegnata. Ogni sacrificio comporta un beneficio. Ma sul Tirreno cosentino mi pare che i benefici siano scarsi e troppo alto è il sacrificio!
È vero: non sei solo tu, cara ‘ndrangheta, a seguire la strategia del silenzio e della sofferenza. In Calabria, è comportamento quasi unanime. Sempre a proposito di Jolly Rosso, Cunsky e navi dei veleni... lo sapevano tutti! Ne erano consapevoli uomini operanti nelle Capitanerie di porto, nei tribunali, nelle amministrazioni comunali; persino tanti semplici appassionati del mare che nell’attraversare in barca il tratto antistante Cetraro, vedevano impazzire gli strumenti di bordo. Però quasi tutti tacevano. Perché s’è tentato di tenere in equilibrio omertà e spirito di sopravvivenza: “mettiamo a tacere tutto, altrimenti i turisti scappano, qui non viene più nessuno a villeggiare”. Insomma, meglio morire di cancro che di fame! È la medesima mentalità ottusa che abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto. Gente che ancora si ostina a sbraitare: “Ai miei tempi...”. Sono gli stessi “cittadini onesti” che, in nome delle proprie eterne abitudini, rifiutano qualsiasi cambiamento positivo. Sono quelli che pur di non fare la raccolta differenziata dei rifiuti, lanciano la spazzatura dal finestrino della propria automobile in corsa. Quelli che la scorsa estate si lamentavano perché il mare è sporco, ma in cambio della pagnotta continuano a mandare certa gentaglia a governarci. Quelli che nel loro piccolo non fanno niente per costruire un’altra Calabria.
Esimia ‘ndrangheta, tu meglio di me sai che dalla società “civile” non arriverà alcun cambiamento perché è troppo schiava di quei politici che oggi hanno la faccia tosta di scrivere interrogazioni parlamentari sulle navi radioattive, pur essendo loro stessi artefici di questa palude chiamata Calabria.
Ma la frittata è fatta. Se anche quelle navi affondate risultassero cariche di patate fritte e se sotto il fiume Olivo gli esperti trovassero tracce di una spedizione extraterrestre, ormai il mondo sa che la Calabria è radioattiva. Smentire la notizia non servirà a nulla. Chiuderanno alberghi, lidi e ristoranti. Le nostre coste diventeranno un deserto.
Dunque, cara ‘ndrangheta, troviamo un accordo. Tu che possiedi potenti mezzi, dacci una mano. Facciamo tutti insieme una bella colletta, noleggiamo noi una nave specializzata, assumiamo scienziati ed esperti e cerchiamo di ripulire mari e fiumi dai rifiuti tossici e radioattivi o da qualsiasi cosa sia stata gettata lì sotto. Ma facciamolo subito, perché se aspettiamo i tempi dei tribunali e degli enti locali calabresi, moriremo tutti di cancro. E con noi moriranno pure la nostra terra e i tuoi figli. O no?
Claudio Dionesalvi
Sibari Sos
Cara ‘ndrangheta,
cercavo un interlocutore serio nella società “civile”. Non l’ho trovato. Allora ho deciso di indirizzare direttamente a te questa lettera aperta, perché tanto non servirebbe a niente scrivere ai politici calabresi o alle istituzioni dello Stato. Tu perlomeno sei un’entità concreta. Loro, invece, sono soltanto una comoda e vorace finzione che si agita nella mente di tantissimi elettori.
Come saprai, da qualche mese i mezzi d’informazione sostengono che la Calabria negli ultimi decenni sarebbe stata vittima di un attacco nucleare. Mi riferisco alla famigerata inchiesta sulle “navi a perdere”. Che strano! Il ministero della Difesa non si è ancora mobilitato. “Porta a porta” non ha dedicato una sola puntata a questa terrificante storia che, se fosse confermata in tutti i suoi dettagli, rappresenterebbe la pagina di storia d’Italia più oscura dalla nascita della Repubblica. Chissà come si sarebbero comportati i mezzi d’informazione e il governo se questi presunti ritrovamenti di scorie tossiche o radioattive fossero avvenuti davanti le coste della Toscana?!
Anzitutto, una precisazione. Io non c’entro nulla con una certa “sinistra” che da sempre è convinta di poter risolvere i problemi del mondo a suon di manette, ma poi grida al complotto quando è lei stessa a finire nei guai giudiziari. Provengo da una sinistra che ha pagato prezzi altissimi per mano dei magistrati italiani. Ecco perché rimango garantista, e quando un pentito lancia accuse, non credo ad una sola delle sue parole, almeno fino a quando non si trovano riscontri oggettivi, “al di là di ogni ragionevole sospetto”.
Detto questo, cara ‘ndrangheta, vorrei capire come sia possibile che tu abbia potuto nascondere tonnellate di rifiuti nocivi nel “giardino” di casa tua. Mi sembra un controsenso. Un tempo, forse, eri “onorata” società. Pare che tu avessi addirittura codici e regole. Ormai è risaputo che esisti e trascini dietro di te tanti giovani per un motivo solo: mangiare! Cioè, curare i tuoi interessi. Quindi niente valori! Nessun principio. Però stupida non lo sei mai stata.
Scusa ‘ndrangheta, la questione è la seguente: da anni si dice che avresti aiutato criminali senza scrupoli ad affondare navi tossiche e radioattive nei mari calabresi. Adesso se ne sono accorti persino i procuratori della Repubblica e le redazioni dei grossi giornali italiani. Domanda: chi te l’ha fatta fare? Perché il problema è che pure tu ed i tuoi figli vivete qui, cara ‘ndrangheta. Quindi, mangiate quel pesce e fate il bagno in quei mari, gli stessi in cui ci bagniamo noi poveri fessi. Però, a causa della radioattività, pure tu ed i tuoi sacri figli morirete di cancro. Quindi non “mangerete” più. E anche se non vi ammalaste voi, comunque potrebbe capitare ai figli dei vostri figli, perché certe sostanze liberate nell’ambiente, avvelenano la natura per sempre.
Tu sai bene che i morti morti non hanno potere, ma i morti viventi sì. Per loro, almeno, la sofferenza è un fatto di convenienza. Lo hanno capito i tuoi boss che negli ultimi trent’anni sono diventati kamikaze: accettano in silenzio di vegetare per tutto il resto della loro vita in carcere, sotto tortura, in regime di 41 bis, pur di consentire a mogli, figli e nipoti di sopravvivere fuori. Sì, più o meno come quelli che si imbottiscono di tritolo e saltano in aria, in Iran ed in Afghanistan: scelgono di morire, in cambio dei soldi che le organizzazioni mandanti degli attentati elargiranno ai loro familiari dopo che avranno compiuto la missione assegnata. Ogni sacrificio comporta un beneficio. Ma sul Tirreno cosentino mi pare che i benefici siano scarsi e troppo alto è il sacrificio!
È vero: non sei solo tu, cara ‘ndrangheta, a seguire la strategia del silenzio e della sofferenza. In Calabria, è comportamento quasi unanime. Sempre a proposito di Jolly Rosso, Cunsky e navi dei veleni... lo sapevano tutti! Ne erano consapevoli uomini operanti nelle Capitanerie di porto, nei tribunali, nelle amministrazioni comunali; persino tanti semplici appassionati del mare che nell’attraversare in barca il tratto antistante Cetraro, vedevano impazzire gli strumenti di bordo. Però quasi tutti tacevano. Perché s’è tentato di tenere in equilibrio omertà e spirito di sopravvivenza: “mettiamo a tacere tutto, altrimenti i turisti scappano, qui non viene più nessuno a villeggiare”. Insomma, meglio morire di cancro che di fame! È la medesima mentalità ottusa che abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto. Gente che ancora si ostina a sbraitare: “Ai miei tempi...”. Sono gli stessi “cittadini onesti” che, in nome delle proprie eterne abitudini, rifiutano qualsiasi cambiamento positivo. Sono quelli che pur di non fare la raccolta differenziata dei rifiuti, lanciano la spazzatura dal finestrino della propria automobile in corsa. Quelli che la scorsa estate si lamentavano perché il mare è sporco, ma in cambio della pagnotta continuano a mandare certa gentaglia a governarci. Quelli che nel loro piccolo non fanno niente per costruire un’altra Calabria.
Esimia ‘ndrangheta, tu meglio di me sai che dalla società “civile” non arriverà alcun cambiamento perché è troppo schiava di quei politici che oggi hanno la faccia tosta di scrivere interrogazioni parlamentari sulle navi radioattive, pur essendo loro stessi artefici di questa palude chiamata Calabria.
Ma la frittata è fatta. Se anche quelle navi affondate risultassero cariche di patate fritte e se sotto il fiume Olivo gli esperti trovassero tracce di una spedizione extraterrestre, ormai il mondo sa che la Calabria è radioattiva. Smentire la notizia non servirà a nulla. Chiuderanno alberghi, lidi e ristoranti. Le nostre coste diventeranno un deserto.
Dunque, cara ‘ndrangheta, troviamo un accordo. Tu che possiedi potenti mezzi, dacci una mano. Facciamo tutti insieme una bella colletta, noleggiamo noi una nave specializzata, assumiamo scienziati ed esperti e cerchiamo di ripulire mari e fiumi dai rifiuti tossici e radioattivi o da qualsiasi cosa sia stata gettata lì sotto. Ma facciamolo subito, perché se aspettiamo i tempi dei tribunali e degli enti locali calabresi, moriremo tutti di cancro. E con noi moriranno pure la nostra terra e i tuoi figli. O no?
Claudio Dionesalvi
Sibari Sos
24 settembre 2009
23 settembre 2009
VELENI RADIOATTIVI. LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI
Cosa chiedono le associazioni ambientaliste ai sindaci ed alle autorità istituzionali riunite a San Pietro d’Amantea.
“IO ACCOLGO I CLANDESTINI” – A COSENZA, 25 SETTEMBRE ‘09
Appello per la partecipazione all’iniziativaIl prossimo 17 ottobre si terrà a Roma una manifestazione nazionale contro le politiche sull’immigrazione promosse dal Governo. In vista di tale evento un coordinamento di realtà operanti in provincia nel campo dell’immigrazione ha deciso di proporre per il prossimo 25 settembre a Cosenza l’iniziativa “Io accolgo i clandestini”. Il dibattito pubblico, che si terrà a partire dalle ore 18.00 in piazza XI settembre, vedrà la partecipazione di giuristi, operatori della sanità, rappresentanti del mondo del lavoro e soprattutto di numerosi immigrati giunti sul nostro territorio per esigenze economiche o per richiedere asilo.
“Io accolgo i clandestini”
Cosenza, 25 settembre ‘09
ore 18:00, Piazza XI Settembre
Il pacchetto sicurezza recentemente approvato offende la dignità umana, introducendo il reato di “immigrazione clandestina”, che consente di accusare le persone per ciò che sono, e non per ciò che fanno. La morte degli immigrati nel canale di Sicilia, che si sta trasformando in un cimitero marino, è la tragica conseguenza della logica disumana che ispira la politica governativa. Questa drammatica situazione sta pericolosamente alimentando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti di ogni diversità. É il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di lotta e solidarietà per difendere i diritti umani respingendo ogni tipo di razzismo, a partire dalla nostra stessa città. Per questo motivo rivolgiamo un appello alla partecipazione all’iniziativa del 25 settembre:
> a tutti i migranti che vivono e lavorano nel nostro territorio, perché siano i primi a rappresentare le proprie istanze, mostrando i volti e raccontando le storie, per ricordare che il senso della loro presenza non si esaurisce nelle attività lavorative che, troppo spesso sottopagati e non tutelati, essi conducono, e che il potenziale di ricchezza economica, culturale e sociale che sono in grado di apportare necessita di politiche adeguate, non demagogiche e rispettose della loro dignità;
* alle persone, migranti e italiani, che a vario livello si occupano di questioni relative all’immigrazione, nelle istituzioni, nelle associazioni, nei sindacati, nei servizi, perché questa occasione di dibattito possa contribuire nel suo piccolo a costruire un nuovo approccio alle tematiche dell’immigrazione e a rafforzare la rete di collaborazione già presente in città;
> a tutti i cittadini, perché la questione del rispetto dei diritti fondamentali riguarda tutti, non solo coloro ai quali tali diritti sono negati. Le ronde, la non possibilità di curarsi o di riconoscere un figlio perché non in regola con i documenti, l’essere ricacciati verso i paesi in guerra da cui si è fuggiti, sono segnali di una deriva cui tutti sono chiamati a opporsi, senza girare la testa dall’altra parte, per salvaguardare il convivere civile e gli stessi fondamenti sociali della nostra comunità.
ASS. BAOBAB, LA KASBAH, MO.C.I., CASA DEI DIRITTI SOCIALI, CARITAS MIGRANTES, ACLI, RADIO CIROMA, AUSER CASSANO, CIDIS ONLUS, COESSENZA, COLLETTIVO L'EVASIONE, GAO ONG, FILCEM CGIL COSENZA
19 settembre 2009
99 POSSE; A COSENZA, DOMENICA 20 SETTEMBRE ’09
A sette anni di distanza dall'ultima esibizione dal vivo tornano i 99 Posse. La band napoletana che ha da poco intrapreso un tour nelle principali città italiane, arriverà a Cosenza, domenica 20 settembre per esibirsi nella palestra all'aperto di Via Milelli, in una co-produzione firmata Radio Ciroma e Coessenza a sostegno della libera editoria. La formazione vede Luca Zulù Persico alla voce, Massimo Jrm Jovine al basso, Marco Messina alle macchine, Sascha Ricci alle tastiere, accompagnati da Claudio Klark Kent Marino alla batteria, Gennaro de Rosa alle percussioni e Peppe Siracusa alla chitarra. Dal 5 gennaio del 2002, quando la 99 Posse tenne il suo ultimo concerto a Napoli, molte cose sono cambiate. Il gruppo ritrova un'Italia in piena emergenza democratica ed economica, un Paese in declino nel quale si sperimentano inedite politiche repressive che alimentano nel corpo sociale sempre più frequenti episodi di razzismo e intolleranza. I severi richiami dell'Onu sui respingimenti di massa, le ronde che rievocano la polizia di partito, l'assenza di misure di sostegno per precari, disoccupati, immigrati e lavoratori a basso reddito, le leggi razziali, le offese di esponenti politici della Lega ai cittadini napoletani, rendono bene l'idea del lager a cielo aperto nel quale le destre padane e nazionali vogliono trasformare l'Italia. In questa situazione la voce di una band che si è sempre schierata dalla parte dei più deboli e dei meno garantiti vuole tornare a essere un punto di riferimento per tutti quelli che non si stancano di sognare e lottare per un mondo diverso e migliore. Per i vecchi fans, per i tanti giovani e giovanissimi che non hanno mai visto i 99 Posse dal vivo, ma che continuano a garantire al gruppo un seguito da culto, come testimoniano le decine di pagine e le migliaia di adesioni alle stesse sui più popolari social networks. Anche la scena musicale è stata interessata da enormi cambiamenti in questi anni. La crisi della discografia, legata soprattutto all'incapacità delle etichette di elaborare nuovi modelli di business in linea con i mutamenti tecnologici; l'esplosione dei programmi televisivi che illudono migliaia di giovani artisti e garantiscono, nel migliore dei casi, una notorietà usa e getta, sono i segni più evidenti dei mutamenti avvenuti e in corso d'opera. Di conseguenza per i gruppi cosiddetti indipendenti, quelli che privilegiano tematiche sociali e politiche nella propria produzione musicale, è diventato molto più difficile emergere e arrivare al grande pubblico. Per questo il ritorno della 99 Posse assume i caratteri di una scommessa, di un azzardo che si auspica proficuo, quello di un gruppo che canterà canzoni scomode senza giri di parole, testando anche i livelli di tolleranza nell'Italia dei nostri giorni, per riprendersi il posto che merita nella scena musicale nazionale.
14 settembre 2009
JOLLY ROSSO, TRA AFFONDAMENTI E AFFOSSAMENTI, TIMORI E TUMORI
E' la "jollyrossite". Tutti adesso si accorgono della Jolly Rosso. Le interrogazioni parlamentari fioccano a tutti i livelli, da quelle alla provincia di Cosenza, alla regione, alla povera ministra Prestigiacomo che di ambiente non ne sa un acca figuriamoci di navi fantasma e rifiuti tossici. Le notizie rimbalzano da un quotidiano all'altro, spesso spacciando notizie nuove per vecchie, ma che dimostrano tutte come la Jolly Rosso resti un mistero che non si vuole svelare. Ci chiediamo, ma se si sa tutto, perchè non si interviene dove si deve intervenire. Se si conoscono tutti i luoghi dove è stato sepolto materiale tossico o no, perchè non si inizia una bonifica seria e totale, ripetiamo totale, per far si che le voci timorose di una pandemia radioattiva si plachino. Gettare le notizie sul fuoco , così a vanvera crea solo panico fra la popolazione e nessun approccio razionale alla questione. La regione ancora non ha dato alcuna risposta al problema anzi una dichiarazione dell'assessore al che ne so dell'ambiente Silvio Greco ha passato la palla al Governo centrale dichiarando che la regione non dispone per il tipo di inquinamento paventato dei mezzi necessari per intervenire anche se ha messo in moto tutte le reti di conoscenza dell'Arpacal. Servono soldi. Questo è il solo dato certo di tutta la questione jolly Rosso. Soldi per avviare ricerche serie, terminare quelle iniziate e lasciate a metà, iniziare a scavare dove si è certi che vi siano stati sepolti rifiuti provenienti dalla nave. Per esempio quelli sepolti in località Grassullo e Foresta, erano discariche già avviate dai comuni di Amantea e Serra d'Aiello. Qui , è certificato da testimonianze che i camion di rifiuti provenienti dalla Rosso fossero stati scortati da polizia e vigili urbani. Quindi diciamo che questi erano scarichi, ufficiali, controllati. Ai quali però, ed anche questo è certo, si sono accompagnati viaggi notturni di camion stracarichi di altri rifiuti sempre provenienti dalla nave. Qui si potrebbe già iniziare una grossa bonifica, in attesa di individuare i luoghi dove siano stati sotterrati i rifiuti tossici o radioattivi. Ci sono delle aree già sequestrate da qualche anno. Si inizi da lì. La regione potrebbe già destinare fondi per iniziare queste bonifiche affidando i lavori a personale serio che sappia cosa debba fare e soprattutto che sappia cosa trovare. Personale possibilmente non calabrese e che non sia collegato a cosche del tirreno che hanno tutto l'interesse a che non si trovi niente. Quando si parla di Jolly Rosso spesso non si parla delle cosche mafiose che ne hanno controllato il percorso. Per esempio ancora non si è pensato di interrogare quei pentiti della ndrangheta cosentina che potrebbero rivelare qualcosa a proposito. Ma la regione adesso è in campagna elettorale. Ha destinato milioni di euro a sagre e sagrette di tutti i tipi, a feste e festicelle, che in una situazione ambientale grave come quella che sta attraversando la Calabria dimostra solo quanto siamo caduti in basso. E quando parliamo di disastri ambientali non parliamo solo della Rosso e delle navi affondate in tutta la calabria. Parliamo della Pertusola di Crotone, dei rifiuti tossici sotterrati nella sibaritide, di quelli usati per costruire case e scuole, parliamo delle tante discariche abbandonate che aspettavano bonifiche mai arrivate o se fatte servite solo per rubare soldi pubblici. Insomma ora la Jolly Rosso tiene banco, e tutti cavalcano la notizia. Passano invece quasi inosservate , e cioè non sbattute in prima pagina, le dichiarazioni del sindaco di Longobardi Aurelio Garritano. Dichiarazioni che ricalcano quanto sosteniamo da questo giornale da tempo. " Solo ora molti politici e amministratori sembrano svegliarsi dal letargo - scrive il sindaco- perché quando il sottoscritto si oppose alla richiesta del PM di archiviazione del procedimento penale sulla Jolly Rosso nessuno intese fare allo stesso modo. Ho sempre pensato che bisognava indagare e sostenere le indagini della magistratura senza tentennamenti. In fondo non mi è mai interessato tanto se il naufragio della Jolly Rosso fosse stato doloso o meno, quanto la salute di noi tutti e dei nostri figli. A noi premeva e preme far luce sulla questione inquinamento del territorio, o anche sull'ipotesi di trasporti di materiali pericolosi, o ancora far luce su tutti i dubbi, i gravi indizi e i lati oscuri dell'intera vicenda. Alla luce di quanto sopra è impensabile che gli autori di un simile disastro ambientale rimangano impuniti e che a pagarne il fio possano essere le nostre popolazioni, le quali continueranno a vivere in un area sulla quale gravano fortissime possibilità che sia inquinata da sostanze pericolose. Si confida pertanto nel prosieguo dell'accertamento delle responsabilità per inquinamento ambientale".
L'opposizione all'archiviazione dell'indagine Jolly Rosso venne presentata dal sindaco Garritano il 30 gennaio scorso. Con Garritano solo la Legambiente con un opposizione firmata dall'avvocato Rodolfo Ambrosio del foro di Cosenza. Poi il vuoto assoluto da parte di politici, partiti, associazioni, istituzioni provinciali e regionali. Ed ora si parla di altre navi affondate nel tirreno. E cogliamo un imprecisione letta su un quotidiano regionale , da parte della Marina Militare che , sembra , interpellata dalla Procura di Paola escluda che nel tirreno vi siano altre navi belliche affondate, così come si scrive che in quell'area non ci siano mai state ricerche. Ed invece delle ricerche proprio un anno fa sono state fatte. Intanto ecco l'elenco delle navi da guerra affondate, ne scrivemmo già qualche anno fa. Si tratta della nave Cagliari, che è stata affondata il 6 maggio del 41, dal sommergibile Taku, ha una stazza di 2322 tonnellate, e si trova fra Diamante e Cetraro; della Nave Federico C. che è stata affondata il 28 luglio del 41, dal sommergibile UTMOST, è di 1467 tonnellate ed anche questa si trova nella stessa zona; della nave Vittoria Beraldo, di 547 tonn. affondata l'11 gennaio del 43 dal sommergibile Turbulent; la nave Bologna di 5140 tonn. affondata dal sommergibile Unbroken; la nave Henry Desprez di 9805 tonn., la più grande essendo una petroliera affondata il 3 giugno del 43 tra San Lucido e Paola; la nave Lillois, questa conosciuta dai sub, essendo davanti la foce del fiume Lao, di 3680 tonn. affondata dal sommergibile Torbay. In più , vi sono due navi della Prima guerra mondiale , la Umballa e la Lumaria affondate tra l'Isola di Dino e Praia a Mare. Quindi esistono altre navi nei nostri fondali e il sospetto vuole che faccia pensare che le navi tossiche siano state affondate in questa zona proprio per depistarne eventuali ricerche. E' possibile che la Marina Militare non conosca questi affondamenti ? ma ripercorriamo le parole del pentito Fonti, fatta alla DDA di Catanzaro.
«Io stesso mi sono occupato di affondare navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Nel settore avevo stretto rapporti nei primi anni Ottanta con la grande società di navigazione privata Ignazio Messina, di cui avevo incontrato un emissario con il boss Paolo De Stefano di Reggio Calabria. Ci siamo visti in una pasticceria del viale San Martino a Messina, dove abbiamo parlato della disponibilità di fornire alla famiglia di San Luca navi per eventuali traffici illeciti. Fu assicurato che non ci sarebbero stati problemi, e infatti in seguito è successo. Per la precisione nel 1992, quando nell'arco di un paio di settimane abbiamo affondato tre navi indicate dalla società Messina: nell'ordine la Yvonne A, la Cunski e la Voriais Sporadais. La Ignazio Messina contattò la famiglia di San Luca e si accordò con Giuseppe Giorgi alla metà di ottobre. Giorgi venne a trovarmi a Milano, dove abitavo in quel periodo, e ci vedemmo al bar New Mexico di Corso Buenos Aires per organizzare l'operazione per tutte le navi. La Yvonne A, ci disse la Ignazio Messina, trasportava 150 bidoni di fanghi, la Cunski 120 bidoni di scorie radioattive e la Voriais Sporadais 75 bidoni di varie sostanze tossico-nocive.
Ci informò anche che le imbarcazioni erano tutte al largo della costa calabrese in corrispondenza di Cetraro, provincia di Cosenza. lo e Giorgi andammo a Cetraro e prendemmo accordi con un esponente della famiglia di ndrangheta Muto, al quale chiedemmo manodopera. Ci mettemmo in contatto con i capitani delle navi tramite baracchino e demmo disposizione a ciascuno di essi nell'arco di una quindicina di giorni di muoversi. La Yvonne A andò per prima al largo di Maratea, la Cunski si spostò poi in acque internazionali in corrispondenza di Cetraro e la Voriais Sporadais la inviammo per ultima al largo di Genzano. Poi facemmo partire tre pescherecci forniti dalla famiglia Muto e ognuno di questi raggiunse le tre navi per piazzare candelotti di dinamite e farle affondare, caricando gli equipaggi per portarli a riva. Gli uomini recuperati», si legge nel memoriale, «sono stati messi su treni in direzione nord Italia. Finito tutto, io tornai a Milano, mentre Giuseppe Giorni andò a prendere dalla Ignazio Messina i 150 milioni di lire per nave che erano stati concordati». " So per certo che molti altri affondamenti avvennero in quel periodo, almeno una trentina, organizzati da altre famiglie, ma non me ne occupai in prima persona."
Queste le dichiarazioni scioccanti che sono state fatte dal pentito di mafia alla DDA di Catanzaro e ripetute anche in un intervista concessa al TG1 ascoltabile ancora via internet. Bisogna prendere sempre con le pinze le dichiarazioni di un pentito spesso finalizzate ad ottenere benefici da una legge fatta male e che non offre alcuna garanzia per le persone che vengono messe in mezzo dalle loro dichiarazioni. Ma se i pentiti valgono per i boss della mafia, per i politici, per i terroristi, devono valere anche per casi come questi. I giornali riportano oggi delle ricerche della Cunsky. Ma queste ricerche sono state già fatte dal Pm Greco tra ottobre e dicembre del 2008. Ricerche che sembra siano state sospese per il maltempo e poi mai più riprese per mancanza di fondi. Una prima verifica era stata fatta nel 2006 dalla società di ricerche marine Blue teak. In quell'occasione un relitto era stato individuato nei fondali davanti a Cetraro e con sofisticati strumenti si stabilì che questo misura circa 100 metri di lunghezza ed è largo 20 metri.
La cosa sconcertante fu che attorno alla nave nel raggio di 300 metri risultava una forte macchia scura come se questa fosse esplosa al contatto con il fondale e fossero uscite sostanze radioattive o comunque sostanze capaci di lasciare quel tipo di segni. Parliamo di 400 metri di profondità e quindi la pressione è molto forte e capace di stabilizzare sostante pesanti. D'altra parte è bene ricordare che in quella zona con un ordinanza del 10 aprile del 2007 la capitaneria di porto di Cetraro vietò la pesca scrivendo testualmente che : " VISTA la nota prot. n° 04.02.6748 del 10.04.2007 con la quale la Direziona Marittima - 5° C.C.A.P. di Reggio Calabria ha fatto pervenire la comunicazione della Procura della Repubblica di Paola relativa ai risultati di campionamenti di sedimenti marini a profondità compresa tra i 370 metri e i 450 metri nelle acque antistanti i Comuni di Belvedere M.mo (CS) e di Cetraro (CS) nelle zone di mare indicate nell'articolo 1 della presente ordinanza; VISTI i risultati delle predette analisi che hanno evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei predetti sedimenti marini, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e al cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori del cromo. "
Qualcosa quindi doveva essere successo. Le altre ricerche avvennero con una nave capace di visualizzare meglio i fondali, prendere campioni di sostanze e soprattutto fotografare tutto . Questa nave da ricerca avrebbe effettuato le ricerche fino al 13 dicembre nel mare di Cetraro. Era una nave del tipo SPS da ricerca oceanografica "UNIVERSITATIS" . Una nave ed una società che hanno le carte in regola per fare le cose come si deve e portare risultati concreti. Ma non sappiamo nulla di questi risultati. Sappiamo che le ricerche terminarono il 13 dicembre , e se i numeri hanno un senso nella vita degli uomini il 13 dicembre , vale la pena di ricordare, è il giorno nel quale misteriosamente morì il comandante di vascello Natale De Grazia. Era il 1995 ed il comandante era diventato un punto di riferimento importante per le indagini in corso su una lunga serie di navi sparite nel nulla nel mediterraneo. De Grazia era diventato un esperto e conosceva fatti, persone,luoghi degli affondamenti. Aveva contatti con centinaia di persone e soprattutto conosceva testimoni che aveva rintracciato come un cane da tartufo. Gli ultimi testimoni dei quali si era occupato erano quelli riguardanti proprio la Jolly Rosso. De Grazia era passato da Amantea e aveva parlato con qualcuno. Poi stava proseguendo per Massa Marittima e La Spezia. Il giorno prima, il 12 dicembre , De Grazia aveva parlato con il procuratore di Potenza Nicola Pace, che conduceva un inchiesta sui rifiuti tossici sotterrati in Basilicata. Traffico nel quale era coinvolta la ndrangheta calabrese e che coincideva con i traffici sui rifiuti tossici nelle navi scomparse. Nella telefonata De Grazia dice a Nicola Pace di essere riuscito ad individuare il punto esatto dove era affondata la nave Rigel. Rimasero d'accordo che al ritorno da La Spezia ci sarebbero andati con una barca della capitaneria di Porto. L'inchiesta di De Grazia si ferma misteriosamente in un autogrill di Nocera Inferiore. Misteriosamente ,perchè De Grazia non ha mai avuto problemi di cuore, ed è così che muore in quell'autogrill. Infarto , diranno. E così esce di scena De Grazia. Con una medaglia d'oro alla memoria datagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Insomma meno clamori e più fatti. E' questo che la gente semplice oggi chiede. E' questo che serve oggi dopo tre archiviazioni, investigatori ammazzati e depistaggi vari.
Fonte: Mezzoeuro del 12 settembre 2009
Sibari Sos
L'opposizione all'archiviazione dell'indagine Jolly Rosso venne presentata dal sindaco Garritano il 30 gennaio scorso. Con Garritano solo la Legambiente con un opposizione firmata dall'avvocato Rodolfo Ambrosio del foro di Cosenza. Poi il vuoto assoluto da parte di politici, partiti, associazioni, istituzioni provinciali e regionali. Ed ora si parla di altre navi affondate nel tirreno. E cogliamo un imprecisione letta su un quotidiano regionale , da parte della Marina Militare che , sembra , interpellata dalla Procura di Paola escluda che nel tirreno vi siano altre navi belliche affondate, così come si scrive che in quell'area non ci siano mai state ricerche. Ed invece delle ricerche proprio un anno fa sono state fatte. Intanto ecco l'elenco delle navi da guerra affondate, ne scrivemmo già qualche anno fa. Si tratta della nave Cagliari, che è stata affondata il 6 maggio del 41, dal sommergibile Taku, ha una stazza di 2322 tonnellate, e si trova fra Diamante e Cetraro; della Nave Federico C. che è stata affondata il 28 luglio del 41, dal sommergibile UTMOST, è di 1467 tonnellate ed anche questa si trova nella stessa zona; della nave Vittoria Beraldo, di 547 tonn. affondata l'11 gennaio del 43 dal sommergibile Turbulent; la nave Bologna di 5140 tonn. affondata dal sommergibile Unbroken; la nave Henry Desprez di 9805 tonn., la più grande essendo una petroliera affondata il 3 giugno del 43 tra San Lucido e Paola; la nave Lillois, questa conosciuta dai sub, essendo davanti la foce del fiume Lao, di 3680 tonn. affondata dal sommergibile Torbay. In più , vi sono due navi della Prima guerra mondiale , la Umballa e la Lumaria affondate tra l'Isola di Dino e Praia a Mare. Quindi esistono altre navi nei nostri fondali e il sospetto vuole che faccia pensare che le navi tossiche siano state affondate in questa zona proprio per depistarne eventuali ricerche. E' possibile che la Marina Militare non conosca questi affondamenti ? ma ripercorriamo le parole del pentito Fonti, fatta alla DDA di Catanzaro.
«Io stesso mi sono occupato di affondare navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Nel settore avevo stretto rapporti nei primi anni Ottanta con la grande società di navigazione privata Ignazio Messina, di cui avevo incontrato un emissario con il boss Paolo De Stefano di Reggio Calabria. Ci siamo visti in una pasticceria del viale San Martino a Messina, dove abbiamo parlato della disponibilità di fornire alla famiglia di San Luca navi per eventuali traffici illeciti. Fu assicurato che non ci sarebbero stati problemi, e infatti in seguito è successo. Per la precisione nel 1992, quando nell'arco di un paio di settimane abbiamo affondato tre navi indicate dalla società Messina: nell'ordine la Yvonne A, la Cunski e la Voriais Sporadais. La Ignazio Messina contattò la famiglia di San Luca e si accordò con Giuseppe Giorgi alla metà di ottobre. Giorgi venne a trovarmi a Milano, dove abitavo in quel periodo, e ci vedemmo al bar New Mexico di Corso Buenos Aires per organizzare l'operazione per tutte le navi. La Yvonne A, ci disse la Ignazio Messina, trasportava 150 bidoni di fanghi, la Cunski 120 bidoni di scorie radioattive e la Voriais Sporadais 75 bidoni di varie sostanze tossico-nocive.
Ci informò anche che le imbarcazioni erano tutte al largo della costa calabrese in corrispondenza di Cetraro, provincia di Cosenza. lo e Giorgi andammo a Cetraro e prendemmo accordi con un esponente della famiglia di ndrangheta Muto, al quale chiedemmo manodopera. Ci mettemmo in contatto con i capitani delle navi tramite baracchino e demmo disposizione a ciascuno di essi nell'arco di una quindicina di giorni di muoversi. La Yvonne A andò per prima al largo di Maratea, la Cunski si spostò poi in acque internazionali in corrispondenza di Cetraro e la Voriais Sporadais la inviammo per ultima al largo di Genzano. Poi facemmo partire tre pescherecci forniti dalla famiglia Muto e ognuno di questi raggiunse le tre navi per piazzare candelotti di dinamite e farle affondare, caricando gli equipaggi per portarli a riva. Gli uomini recuperati», si legge nel memoriale, «sono stati messi su treni in direzione nord Italia. Finito tutto, io tornai a Milano, mentre Giuseppe Giorni andò a prendere dalla Ignazio Messina i 150 milioni di lire per nave che erano stati concordati». " So per certo che molti altri affondamenti avvennero in quel periodo, almeno una trentina, organizzati da altre famiglie, ma non me ne occupai in prima persona."
Queste le dichiarazioni scioccanti che sono state fatte dal pentito di mafia alla DDA di Catanzaro e ripetute anche in un intervista concessa al TG1 ascoltabile ancora via internet. Bisogna prendere sempre con le pinze le dichiarazioni di un pentito spesso finalizzate ad ottenere benefici da una legge fatta male e che non offre alcuna garanzia per le persone che vengono messe in mezzo dalle loro dichiarazioni. Ma se i pentiti valgono per i boss della mafia, per i politici, per i terroristi, devono valere anche per casi come questi. I giornali riportano oggi delle ricerche della Cunsky. Ma queste ricerche sono state già fatte dal Pm Greco tra ottobre e dicembre del 2008. Ricerche che sembra siano state sospese per il maltempo e poi mai più riprese per mancanza di fondi. Una prima verifica era stata fatta nel 2006 dalla società di ricerche marine Blue teak. In quell'occasione un relitto era stato individuato nei fondali davanti a Cetraro e con sofisticati strumenti si stabilì che questo misura circa 100 metri di lunghezza ed è largo 20 metri.
La cosa sconcertante fu che attorno alla nave nel raggio di 300 metri risultava una forte macchia scura come se questa fosse esplosa al contatto con il fondale e fossero uscite sostanze radioattive o comunque sostanze capaci di lasciare quel tipo di segni. Parliamo di 400 metri di profondità e quindi la pressione è molto forte e capace di stabilizzare sostante pesanti. D'altra parte è bene ricordare che in quella zona con un ordinanza del 10 aprile del 2007 la capitaneria di porto di Cetraro vietò la pesca scrivendo testualmente che : " VISTA la nota prot. n° 04.02.6748 del 10.04.2007 con la quale la Direziona Marittima - 5° C.C.A.P. di Reggio Calabria ha fatto pervenire la comunicazione della Procura della Repubblica di Paola relativa ai risultati di campionamenti di sedimenti marini a profondità compresa tra i 370 metri e i 450 metri nelle acque antistanti i Comuni di Belvedere M.mo (CS) e di Cetraro (CS) nelle zone di mare indicate nell'articolo 1 della presente ordinanza; VISTI i risultati delle predette analisi che hanno evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei predetti sedimenti marini, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e al cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori del cromo. "
Qualcosa quindi doveva essere successo. Le altre ricerche avvennero con una nave capace di visualizzare meglio i fondali, prendere campioni di sostanze e soprattutto fotografare tutto . Questa nave da ricerca avrebbe effettuato le ricerche fino al 13 dicembre nel mare di Cetraro. Era una nave del tipo SPS da ricerca oceanografica "UNIVERSITATIS" . Una nave ed una società che hanno le carte in regola per fare le cose come si deve e portare risultati concreti. Ma non sappiamo nulla di questi risultati. Sappiamo che le ricerche terminarono il 13 dicembre , e se i numeri hanno un senso nella vita degli uomini il 13 dicembre , vale la pena di ricordare, è il giorno nel quale misteriosamente morì il comandante di vascello Natale De Grazia. Era il 1995 ed il comandante era diventato un punto di riferimento importante per le indagini in corso su una lunga serie di navi sparite nel nulla nel mediterraneo. De Grazia era diventato un esperto e conosceva fatti, persone,luoghi degli affondamenti. Aveva contatti con centinaia di persone e soprattutto conosceva testimoni che aveva rintracciato come un cane da tartufo. Gli ultimi testimoni dei quali si era occupato erano quelli riguardanti proprio la Jolly Rosso. De Grazia era passato da Amantea e aveva parlato con qualcuno. Poi stava proseguendo per Massa Marittima e La Spezia. Il giorno prima, il 12 dicembre , De Grazia aveva parlato con il procuratore di Potenza Nicola Pace, che conduceva un inchiesta sui rifiuti tossici sotterrati in Basilicata. Traffico nel quale era coinvolta la ndrangheta calabrese e che coincideva con i traffici sui rifiuti tossici nelle navi scomparse. Nella telefonata De Grazia dice a Nicola Pace di essere riuscito ad individuare il punto esatto dove era affondata la nave Rigel. Rimasero d'accordo che al ritorno da La Spezia ci sarebbero andati con una barca della capitaneria di Porto. L'inchiesta di De Grazia si ferma misteriosamente in un autogrill di Nocera Inferiore. Misteriosamente ,perchè De Grazia non ha mai avuto problemi di cuore, ed è così che muore in quell'autogrill. Infarto , diranno. E così esce di scena De Grazia. Con una medaglia d'oro alla memoria datagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Insomma meno clamori e più fatti. E' questo che la gente semplice oggi chiede. E' questo che serve oggi dopo tre archiviazioni, investigatori ammazzati e depistaggi vari.
Fonte: Mezzoeuro del 12 settembre 2009
Sibari Sos
13 settembre 2009
ANTENNA DI VIA PLUTARCO: SINDACO QUELL’ANTENNA NUOCE ALLA SALUTE E VA RIMOSSA.
Domani riapriranno le scuole e, pura coincidenza, domani tornerà a riunirsi anche il Consiglio comunale di Cassano. C’è da chiedersi se i nostri rappresentanti, di maggioranza e minoranza, riusciranno ad affrontare il problema dell’antenna di via Plutarco.
La questione è seria: quell’antenna di telefonia mobile, installata in netta violazione del “principio di cautela nella tutela della salute della popolazione”, posta su un edificio di via Plutarco a pochi metri dalle scuole medie e solo un centinaio da quelle elementari, da più di un lustro minaccia la salute dei giovani studenti sibariti e dei residenti.
Intanto i ragazzi dell’antenna hanno inviato una nuova lettera alle “autorità” comunali e, per conoscenza anche al sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Castrovillari.
SibariSos sta dalla parte dei ragazzi dell’antenna e quindi pubblica il testo integrale della lettera.
Le vacanze sono finite, non resta che chiudere gli ombrelloni aspettando l’apertura del nuovo anno scolastico 2009-2010. Siamo i ragazzi dell’antenna di via Plutarco (Sibari) che scriviamo, facciamo appello ai dirigenti scolastici di Sibari a prendere le dovute precauzioni in merito alla famosa antenna di telefonia di via Plutarco ubicata a ridosso della scuola dell’obbligo e alle coperture d’amianto collocate nelle vicinanze delle stesse scuole. Speriamo che il nostro messaggio sia recepito. Precisiamo, non siamo contro l’antenna o contro l’immobile che ospita l’antenna nè tantomeno condanniamo le coperture costituite per lo più da elementi di amianto, non confondiamoci, stiamo lottando per ottenere lo spostamento di quell’antenna di telefonia e non per farla abolire completamente. Non siamo contro la tecnologia ma siamo per una corretta applicazione delle leggi che legano “l’avanguardia alla salvaguardia”, mi scuso per il gioco di parole, della vita e dell’ambiente. Lottiamo anche per eseguire un corretto monitoraggio delle coperture d’amianto, tutte sostanze che nocciono alla salute, perciò vorremmo che anche voi vi operaste per sensibilizzare chi di competenza per ottenere quanto detto prima. Dicono che ridere fa bene ma in questa terra non c’è tempo per ridere ma solo tempo per piangere. Viviamo in un contenitore malato dove si muore per patologie tumorali, nessuno muore di morte naturale, cerchiamo di non commettere altri errori come l”Olocausto” oggi il male è meglio prevenirlo che curarlo, perciò gridiamo:” Giù le mani dalla nostra infanzia”.
Ancora una volta ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio, la Dottoressa Rosella Garofalo, Dottoressa auguri per la sua riconferma come giocatrice più importante della squadra capitanata dall’avv. Gianiuca Gallo, Sindaco di questa Città. Dottoressa, lei non ci ha capito in passato e forse ancora oggi non capisce il nostro linguaggio e di che cosa stiamo parlando, ci ascolti bene, un popolo di ragazzi sia in passato che oggi le chiede di portare il loro progetto in Consiglio Comunale.
(I piani dove collocare questi ripetitori e i loro trasferimenti nei siti prescelti nei tempi dovuti dalla legge), questo progetto non lo mollermo finché il nostro Comune non si doti di questo strumento, non sappiamo se siamo stati chiari, se non ha capito, nella prossima lettera lo ripeteremo ancora una volta, che si sappia bene noi non siamo quelli che portano il moschettone al naso e nemmeno all’ombelico, siamo quelli che rispettiamo e vogliamo essere rispettati, gridiamo alla libertà e alla legalità, non abbiamo nessuna idea strana per la testa e non vogliamo offendere nessuno ma la nostra richiesta deve essere rispettata e accolta. Detto questo vogliamo sottolineare che non stiamo né minacciando né minimizzando l’intelligenza altrui.
Questa battaglia è nata il 02/06/2004, per chi non lo sa, sono trascorsi cinque anni e tre mesi, la bellezza di 1917 giorni e questa amministrazione riconfermata, non ha trovato il tempo di dotarsi del regolamento dove alloggiare questi ripetitori, Presidente del Consiglio, Assessore all’ambiente speriamo di essere stati chiari.
Ci rivolgiamo ai nuovi consiglieri di minoranza in sede al Consiglio Comunale e ai consiglieri di Sibari, .anche da voi aspettiamo una risposta, o non conoscete il caso che stiamo trattando, o il silenzio ha corrotto anche voi, se siamo noi che non sappiamo esprimerci fatevi raccontare dall’Assessore all’Ambiente o dal Sindaco di che cosa stiamo parlando, loro ne sanno più di noi, in questi cinque anni abbiamo parlato di ferrite di zinco, delle lastre di amianto che dormono sui tetti e per di più nelle vicinanze della scuola dell’obbligo, dei fili dell’alta tensione, dell’antenna di via Plutarco, delle mortalità per patologie incurabili, e nessuno si pone il problema e non sa dare una risposta a queste domande.
Sindaco, in quanto a lei non sappiamo più che dirle, qualcuno di noi ha ascoltato il consiglio comunale da lei presieduto del 04/08/2009, nella lettura della dichiarazione programmatica ha elencato tante cose fatte e non fatte e da fare, sembrava che leggesse il libro dei Promessi Sposi, un sogno realizzato e un sogno da realizzare, beato lei e beato chi crede a queste favole.
Sindaco inutile tentare di rimuovere il passato, siamo noi che oggi ci facciamo un’autocritica, la nostra infanzia non ha saputo impostare questa battaglia e nemmeno ha saputo dargli valore, noi eravamo piccoli e lei è grande. Non siamo stati avvicinati da nessun esperto, anche i nostri genitori hanno avuto paura ad affrontare il caso antenna, abbiamo creduto nelle nostre idee e forse abbiamo sbagliato, non è che buttiamo la spugna non l’abbiamo buttata ieri e non la butteremo nemmeno oggi, sarebbe un offesa alla nostra dignità. 11 suo silenzio non ci ha fatto paura in passato e non ci fa paura neanche oggi perché c’è sempre un’ordinanza della Procura di Castrovillari in cui crediamo la quale sostiene che quell’antenna nuoce alla salute e va rimossa. Siamo sicuri che questo caso non verrà archiviato, purtroppo, per lei Sindaco abbiamo esaurito il vocabolario, tutte le parole in questi cinque anni sono state riportate sulle lettere che abbiamo inviato, adesso siamo più grandi, riflettiamo sul dove abbiamo sbagliato.
Sindaco, Avvocato Gianiuca Gallo, Avvocato Roberto Falvo diteci quali sono i diritti fondamentali di un essere vivente, lo vogliamo sapere da voi, siete uomini che amministrate la giustizia, in questi anni abbiamo lottato in modo corretto e civile, ma lo vorremmo sapere se quell’antenna è attiva o non è attiva, se viene spostata o non viene spostata. Sindaco ci deve togliere una curiosità vorremo sapere se ha letto l’allegato della lettera precedente in cui è riportato un intervento dell’esperto in elettrosmog Angelo Levis e se una volta letto si sia fatto un esame di coscienza. Cercasi risposte, Cercasi libertà.
Sibari, 3 settembre 2009
La portavoce dei ragazzi dell‘antenna
Sibari Sos
La questione è seria: quell’antenna di telefonia mobile, installata in netta violazione del “principio di cautela nella tutela della salute della popolazione”, posta su un edificio di via Plutarco a pochi metri dalle scuole medie e solo un centinaio da quelle elementari, da più di un lustro minaccia la salute dei giovani studenti sibariti e dei residenti.
Intanto i ragazzi dell’antenna hanno inviato una nuova lettera alle “autorità” comunali e, per conoscenza anche al sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Castrovillari.
SibariSos sta dalla parte dei ragazzi dell’antenna e quindi pubblica il testo integrale della lettera.
Le vacanze sono finite, non resta che chiudere gli ombrelloni aspettando l’apertura del nuovo anno scolastico 2009-2010. Siamo i ragazzi dell’antenna di via Plutarco (Sibari) che scriviamo, facciamo appello ai dirigenti scolastici di Sibari a prendere le dovute precauzioni in merito alla famosa antenna di telefonia di via Plutarco ubicata a ridosso della scuola dell’obbligo e alle coperture d’amianto collocate nelle vicinanze delle stesse scuole. Speriamo che il nostro messaggio sia recepito. Precisiamo, non siamo contro l’antenna o contro l’immobile che ospita l’antenna nè tantomeno condanniamo le coperture costituite per lo più da elementi di amianto, non confondiamoci, stiamo lottando per ottenere lo spostamento di quell’antenna di telefonia e non per farla abolire completamente. Non siamo contro la tecnologia ma siamo per una corretta applicazione delle leggi che legano “l’avanguardia alla salvaguardia”, mi scuso per il gioco di parole, della vita e dell’ambiente. Lottiamo anche per eseguire un corretto monitoraggio delle coperture d’amianto, tutte sostanze che nocciono alla salute, perciò vorremmo che anche voi vi operaste per sensibilizzare chi di competenza per ottenere quanto detto prima. Dicono che ridere fa bene ma in questa terra non c’è tempo per ridere ma solo tempo per piangere. Viviamo in un contenitore malato dove si muore per patologie tumorali, nessuno muore di morte naturale, cerchiamo di non commettere altri errori come l”Olocausto” oggi il male è meglio prevenirlo che curarlo, perciò gridiamo:” Giù le mani dalla nostra infanzia”.
Ancora una volta ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio, la Dottoressa Rosella Garofalo, Dottoressa auguri per la sua riconferma come giocatrice più importante della squadra capitanata dall’avv. Gianiuca Gallo, Sindaco di questa Città. Dottoressa, lei non ci ha capito in passato e forse ancora oggi non capisce il nostro linguaggio e di che cosa stiamo parlando, ci ascolti bene, un popolo di ragazzi sia in passato che oggi le chiede di portare il loro progetto in Consiglio Comunale.
(I piani dove collocare questi ripetitori e i loro trasferimenti nei siti prescelti nei tempi dovuti dalla legge), questo progetto non lo mollermo finché il nostro Comune non si doti di questo strumento, non sappiamo se siamo stati chiari, se non ha capito, nella prossima lettera lo ripeteremo ancora una volta, che si sappia bene noi non siamo quelli che portano il moschettone al naso e nemmeno all’ombelico, siamo quelli che rispettiamo e vogliamo essere rispettati, gridiamo alla libertà e alla legalità, non abbiamo nessuna idea strana per la testa e non vogliamo offendere nessuno ma la nostra richiesta deve essere rispettata e accolta. Detto questo vogliamo sottolineare che non stiamo né minacciando né minimizzando l’intelligenza altrui.
Questa battaglia è nata il 02/06/2004, per chi non lo sa, sono trascorsi cinque anni e tre mesi, la bellezza di 1917 giorni e questa amministrazione riconfermata, non ha trovato il tempo di dotarsi del regolamento dove alloggiare questi ripetitori, Presidente del Consiglio, Assessore all’ambiente speriamo di essere stati chiari.
Ci rivolgiamo ai nuovi consiglieri di minoranza in sede al Consiglio Comunale e ai consiglieri di Sibari, .anche da voi aspettiamo una risposta, o non conoscete il caso che stiamo trattando, o il silenzio ha corrotto anche voi, se siamo noi che non sappiamo esprimerci fatevi raccontare dall’Assessore all’Ambiente o dal Sindaco di che cosa stiamo parlando, loro ne sanno più di noi, in questi cinque anni abbiamo parlato di ferrite di zinco, delle lastre di amianto che dormono sui tetti e per di più nelle vicinanze della scuola dell’obbligo, dei fili dell’alta tensione, dell’antenna di via Plutarco, delle mortalità per patologie incurabili, e nessuno si pone il problema e non sa dare una risposta a queste domande.
Sindaco, in quanto a lei non sappiamo più che dirle, qualcuno di noi ha ascoltato il consiglio comunale da lei presieduto del 04/08/2009, nella lettura della dichiarazione programmatica ha elencato tante cose fatte e non fatte e da fare, sembrava che leggesse il libro dei Promessi Sposi, un sogno realizzato e un sogno da realizzare, beato lei e beato chi crede a queste favole.
Sindaco inutile tentare di rimuovere il passato, siamo noi che oggi ci facciamo un’autocritica, la nostra infanzia non ha saputo impostare questa battaglia e nemmeno ha saputo dargli valore, noi eravamo piccoli e lei è grande. Non siamo stati avvicinati da nessun esperto, anche i nostri genitori hanno avuto paura ad affrontare il caso antenna, abbiamo creduto nelle nostre idee e forse abbiamo sbagliato, non è che buttiamo la spugna non l’abbiamo buttata ieri e non la butteremo nemmeno oggi, sarebbe un offesa alla nostra dignità. 11 suo silenzio non ci ha fatto paura in passato e non ci fa paura neanche oggi perché c’è sempre un’ordinanza della Procura di Castrovillari in cui crediamo la quale sostiene che quell’antenna nuoce alla salute e va rimossa. Siamo sicuri che questo caso non verrà archiviato, purtroppo, per lei Sindaco abbiamo esaurito il vocabolario, tutte le parole in questi cinque anni sono state riportate sulle lettere che abbiamo inviato, adesso siamo più grandi, riflettiamo sul dove abbiamo sbagliato.
Sindaco, Avvocato Gianiuca Gallo, Avvocato Roberto Falvo diteci quali sono i diritti fondamentali di un essere vivente, lo vogliamo sapere da voi, siete uomini che amministrate la giustizia, in questi anni abbiamo lottato in modo corretto e civile, ma lo vorremmo sapere se quell’antenna è attiva o non è attiva, se viene spostata o non viene spostata. Sindaco ci deve togliere una curiosità vorremo sapere se ha letto l’allegato della lettera precedente in cui è riportato un intervento dell’esperto in elettrosmog Angelo Levis e se una volta letto si sia fatto un esame di coscienza. Cercasi risposte, Cercasi libertà.
Sibari, 3 settembre 2009
La portavoce dei ragazzi dell‘antenna
Sibari Sos
11 settembre 2009
"VALLE OLIVA, TERRE A PERDERE. RIFIUTI, SALUTE E TIMORI"
INCONTRO PUBBLICO AD AIELLO CALABRO
DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009
ORE 17:30
IN PIAZZA PLEBISCITO (in caso di maltempo all’ex Pretura)
Un incontro per fare il punto sulla situazione, dopo le preoccupanti notizie che indicano la Vallata dell'Oliva contaminata da scorie nocive e radioattive. Interverranno "persone informate sui fatti" come il giornalista militante Francesco Cirillo, che segue dalla prima ora la vicenda della Jolly Rosso, in relazione, forse, secondo le investigazioni della Procura di Paola, con i rifiuti rilevati nei pressi del fiume, tra i territori di Aiello Calabro, Serra D'Aiello e San Pietro in Amantea; Paolo Orofino, collaboratore de L'Espresso che nel tempo si è occupato dell'argomento, ed anche di recente, il 20 agosto scorso, con un articolo di Riccardo Bocca che ha fatto fare alla notizia il giro del mondo, richiamando l'attenzione di telegiornali come il Tg1 e di molte altre testate televisive e della carta stampata.
La discussione informativa sarà partecipata anche dai responsabili del Comitato civico "Natale De Grazia" di Amantea (A. Lorelli e G. Posa) che in questi giorni si è fatto promotore di una petizione "per chiedere alle più alte cariche dello Stato e alle autorità competenti in risanamento ambientale (Ministero Ambiente e Protezione civile) di rendere pubblici i risultati delle analisi tecniche e scientifiche condotte sui siti inquinati del fiume Oliva e di procedere all’immediata bonifica dei territori che risultano contaminati da rifiuti tossici e radioattivi" Una petizione che andrà avanti per tutto il mese di settembre e che dovrebbe a breve essere ospitata anche online.
Promotori dell’incontro:
AIELLOCALABRO.NET – CGIL AMANTEA – COMITATO “NATALE DE GRAZIA” – MOVIMENTO AMBIENTALISTA TIRRENO
POST-IT - 11 SETTEMBRE 2001
Gli attentati dell'11 settembre 2001, compiuti dai terroristi di Al-Qa'ida contro gli Stati Uniti d'America, hanno cambiato il corso della storia del mondo occidentale.
Non potremo mai dimenticare...
Ma chi è stato il vero responsabile?
Non potremo mai dimenticare...
Ma chi è stato il vero responsabile?
9 settembre 2009
LA TELEVISIONE DI STATO SABOTA ANNOZERO
Mancano pochi giorni alla partenza e la televisione continua a non informare il pubblico sulla data d'inizio di Annozero.
Annozero ritorna Giovedì 24 Settembre alle 21:00 su Rai Due
6 settembre 2009
CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA: RIUNIONE DEL “COORDINAMENTO REGIONALE ACQUA PUBBLICA BRUNO ARCURI”.
Con la unanime volontà di intitolare il movimento regionale che si oppone alla privatizzazione dell’acqua in Calabria all’amico di sempre e compagno di tante battaglie, Bruno Arcuri, si è aperta la riunione dei Comitati calabresi. A Lamezia Terme si è svolta infatti una riunione che ha visto la nutrita partecipazione di tutte le realtà Calabresi presenti sul territorio ed attive nel contrasto alla privatizzazione del Bene Comune più importante.
Anche nella nostra Regione l’acqua è diventata “fonte” di profitto per la multinazionale francese Veolia che la gestisce con una società mista, la Sorical, sulla quale la Regione Calabria sembra non avere alcun controllo.
Preoccupazione è stata espressa dal Coordinamento Regionale per le “conseguenze” che anche nella nostra Regione si stanno verificando a seguito della privatizzazione dell’acqua; tra queste vi è senz’altro l’assenza di democrazia nella gestione del Bene Comune più prezioso e l’informazione quasi nulla su aspetti molto importanti e che avranno ricadute su tutti i cittadini Calabresi.
Il Coordinamento Regionale, a tal proposito, chiede notizie in relazione al mutuo di ben 240 milioni di euro contratto dalla società Sorical con la banca irlandese “Depfa bank”, tristemente nota per i cosiddetti “derivati” finanziari, e del quale non si conoscono né i termini né, soprattutto, i garanti.
La viva preoccupazione del Coordinamento Regionale è che le garanzie finanziarie ricadano sulla parte pubblica della società, cioè la Regione Calabria, e che alla fine, come già accaduto in altre realtà, il prezzo scellerato della “privatizzazione” sarà pagato da tutti i cittadini Calabresi.
Lamezia Terme, 05/09/09
“Coordinamento Regionale Acqua Pubblica BRUNO ARCURI"
Anche nella nostra Regione l’acqua è diventata “fonte” di profitto per la multinazionale francese Veolia che la gestisce con una società mista, la Sorical, sulla quale la Regione Calabria sembra non avere alcun controllo.
Preoccupazione è stata espressa dal Coordinamento Regionale per le “conseguenze” che anche nella nostra Regione si stanno verificando a seguito della privatizzazione dell’acqua; tra queste vi è senz’altro l’assenza di democrazia nella gestione del Bene Comune più prezioso e l’informazione quasi nulla su aspetti molto importanti e che avranno ricadute su tutti i cittadini Calabresi.
Il Coordinamento Regionale, a tal proposito, chiede notizie in relazione al mutuo di ben 240 milioni di euro contratto dalla società Sorical con la banca irlandese “Depfa bank”, tristemente nota per i cosiddetti “derivati” finanziari, e del quale non si conoscono né i termini né, soprattutto, i garanti.
La viva preoccupazione del Coordinamento Regionale è che le garanzie finanziarie ricadano sulla parte pubblica della società, cioè la Regione Calabria, e che alla fine, come già accaduto in altre realtà, il prezzo scellerato della “privatizzazione” sarà pagato da tutti i cittadini Calabresi.
Lamezia Terme, 05/09/09
“Coordinamento Regionale Acqua Pubblica BRUNO ARCURI"
5 settembre 2009
3 settembre 2009
FIRMA L’APPELLO CONTRO LA CONVERSIONE A BIOMASSE DELLA CENTRALE DEL MERCURE
Firma l’appello contro la conversione a biomasse della centrale del Mercure.
ENEL ti invierà automaticamente una mail in risposta alla tua adesione. Contiene informazioni fuorvianti, puntualmente già confutate sul sito, ma soprattutto testimonia l’efficacia di questa iniziativa e l’importanza della tua adesione.
FIRMA L'APPELLO
Vai alla scheda e documenti sulla Centrale del Mercure (a cura dell’associazione Il riccio di Castrovillari).
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