Tutela dell’ambiente e della salute umana, qualità della vita e diritti dei cittadini di Sibari: questi sono i temi trattati in questo blog. Le notizie e tutto il materiale pubblicato possono essere utilizzate da chiunque ne abbia la necessità, ovviamente con l'obbligo di citarne la fonte. Lo spazio è aperto al contributo di tutti i visitatori che hanno qualcosa da raccontare o semplicemente da segnalare (...scrivici...).
Se desideri segnalare notizie, argomenti e/o iniziative, inviare critiche e quanto altro ritieni utile far conoscere a noi e agli amici del blog, contattaci

Sito denuclearizzato

14 settembre 2009

JOLLY ROSSO, TRA AFFONDAMENTI E AFFOSSAMENTI, TIMORI E TUMORI

E' la "jollyrossite". Tutti adesso si accorgono della Jolly Rosso. Le interrogazioni parlamentari fioccano a tutti i livelli, da quelle alla provincia di Cosenza, alla regione, alla povera ministra Prestigiacomo che di ambiente non ne sa un acca figuriamoci di navi fantasma e rifiuti tossici. Le notizie rimbalzano da un quotidiano all'altro, spesso spacciando notizie nuove per vecchie, ma che dimostrano tutte come la Jolly Rosso resti un mistero che non si vuole svelare. Ci chiediamo, ma se si sa tutto, perchè non si interviene dove si deve intervenire. Se si conoscono tutti i luoghi dove è stato sepolto materiale tossico o no, perchè non si inizia una bonifica seria e totale, ripetiamo totale, per far si che le voci timorose di una pandemia radioattiva si plachino. Gettare le notizie sul fuoco , così a vanvera crea solo panico fra la popolazione e nessun approccio razionale alla questione. La regione ancora non ha dato alcuna risposta al problema anzi una dichiarazione dell'assessore al che ne so dell'ambiente Silvio Greco ha passato la palla al Governo centrale dichiarando che la regione non dispone per il tipo di inquinamento paventato dei mezzi necessari per intervenire anche se ha messo in moto tutte le reti di conoscenza dell'Arpacal. Servono soldi. Questo è il solo dato certo di tutta la questione jolly Rosso. Soldi per avviare ricerche serie, terminare quelle iniziate e lasciate a metà, iniziare a scavare dove si è certi che vi siano stati sepolti rifiuti provenienti dalla nave. Per esempio quelli sepolti in località Grassullo e Foresta, erano discariche già avviate dai comuni di Amantea e Serra d'Aiello. Qui , è certificato da testimonianze che i camion di rifiuti provenienti dalla Rosso fossero stati scortati da polizia e vigili urbani. Quindi diciamo che questi erano scarichi, ufficiali, controllati. Ai quali però, ed anche questo è certo, si sono accompagnati viaggi notturni di camion stracarichi di altri rifiuti sempre provenienti dalla nave. Qui si potrebbe già iniziare una grossa bonifica, in attesa di individuare i luoghi dove siano stati sotterrati i rifiuti tossici o radioattivi. Ci sono delle aree già sequestrate da qualche anno. Si inizi da lì. La regione potrebbe già destinare fondi per iniziare queste bonifiche affidando i lavori a personale serio che sappia cosa debba fare e soprattutto che sappia cosa trovare. Personale possibilmente non calabrese e che non sia collegato a cosche del tirreno che hanno tutto l'interesse a che non si trovi niente. Quando si parla di Jolly Rosso spesso non si parla delle cosche mafiose che ne hanno controllato il percorso. Per esempio ancora non si è pensato di interrogare quei pentiti della ndrangheta cosentina che potrebbero rivelare qualcosa a proposito. Ma la regione adesso è in campagna elettorale. Ha destinato milioni di euro a sagre e sagrette di tutti i tipi, a feste e festicelle, che in una situazione ambientale grave come quella che sta attraversando la Calabria dimostra solo quanto siamo caduti in basso. E quando parliamo di disastri ambientali non parliamo solo della Rosso e delle navi affondate in tutta la calabria. Parliamo della Pertusola di Crotone, dei rifiuti tossici sotterrati nella sibaritide, di quelli usati per costruire case e scuole, parliamo delle tante discariche abbandonate che aspettavano bonifiche mai arrivate o se fatte servite solo per rubare soldi pubblici. Insomma ora la Jolly Rosso tiene banco, e tutti cavalcano la notizia. Passano invece quasi inosservate , e cioè non sbattute in prima pagina, le dichiarazioni del sindaco di Longobardi Aurelio Garritano. Dichiarazioni che ricalcano quanto sosteniamo da questo giornale da tempo. " Solo ora molti politici e amministratori sembrano svegliarsi dal letargo - scrive il sindaco- perché quando il sottoscritto si oppose alla richiesta del PM di archiviazione del procedimento penale sulla Jolly Rosso nessuno intese fare allo stesso modo. Ho sempre pensato che bisognava indagare e sostenere le indagini della magistratura senza tentennamenti. In fondo non mi è mai interessato tanto se il naufragio della Jolly Rosso fosse stato doloso o meno, quanto la salute di noi tutti e dei nostri figli. A noi premeva e preme far luce sulla questione inquinamento del territorio, o anche sull'ipotesi di trasporti di materiali pericolosi, o ancora far luce su tutti i dubbi, i gravi indizi e i lati oscuri dell'intera vicenda. Alla luce di quanto sopra è impensabile che gli autori di un simile disastro ambientale rimangano impuniti e che a pagarne il fio possano essere le nostre popolazioni, le quali continueranno a vivere in un area sulla quale gravano fortissime possibilità che sia inquinata da sostanze pericolose. Si confida pertanto nel prosieguo dell'accertamento delle responsabilità per inquinamento ambientale".
L'opposizione all'archiviazione dell'indagine Jolly Rosso venne presentata dal sindaco Garritano il 30 gennaio scorso. Con Garritano solo la Legambiente con un opposizione firmata dall'avvocato Rodolfo Ambrosio del foro di Cosenza. Poi il vuoto assoluto da parte di politici, partiti, associazioni, istituzioni provinciali e regionali. Ed ora si parla di altre navi affondate nel tirreno. E cogliamo un imprecisione letta su un quotidiano regionale , da parte della Marina Militare che , sembra , interpellata dalla Procura di Paola escluda che nel tirreno vi siano altre navi belliche affondate, così come si scrive che in quell'area non ci siano mai state ricerche. Ed invece delle ricerche proprio un anno fa sono state fatte. Intanto ecco l'elenco delle navi da guerra affondate, ne scrivemmo già qualche anno fa. Si tratta della nave Cagliari, che è stata affondata il 6 maggio del 41, dal sommergibile Taku, ha una stazza di 2322 tonnellate, e si trova fra Diamante e Cetraro; della Nave Federico C. che è stata affondata il 28 luglio del 41, dal sommergibile UTMOST, è di 1467 tonnellate ed anche questa si trova nella stessa zona; della nave Vittoria Beraldo, di 547 tonn. affondata l'11 gennaio del 43 dal sommergibile Turbulent; la nave Bologna di 5140 tonn. affondata dal sommergibile Unbroken; la nave Henry Desprez di 9805 tonn., la più grande essendo una petroliera affondata il 3 giugno del 43 tra San Lucido e Paola; la nave Lillois, questa conosciuta dai sub, essendo davanti la foce del fiume Lao, di 3680 tonn. affondata dal sommergibile Torbay. In più , vi sono due navi della Prima guerra mondiale , la Umballa e la Lumaria affondate tra l'Isola di Dino e Praia a Mare. Quindi esistono altre navi nei nostri fondali e il sospetto vuole che faccia pensare che le navi tossiche siano state affondate in questa zona proprio per depistarne eventuali ricerche. E' possibile che la Marina Militare non conosca questi affondamenti ? ma ripercorriamo le parole del pentito Fonti, fatta alla DDA di Catanzaro.
«Io stesso mi sono occupato di affondare navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Nel settore avevo stretto rapporti nei primi anni Ottanta con la grande società di navigazione privata Ignazio Messina, di cui avevo incontrato un emissario con il boss Paolo De Stefano di Reggio Calabria. Ci siamo visti in una pasticceria del viale San Martino a Messina, dove abbiamo parlato della disponibilità di fornire alla famiglia di San Luca navi per eventuali traffici illeciti. Fu assicurato che non ci sarebbero stati problemi, e infatti in seguito è successo. Per la precisione nel 1992, quando nell'arco di un paio di settimane abbiamo affondato tre navi indicate dalla società Messina: nell'ordine la Yvonne A, la Cunski e la Voriais Sporadais. La Ignazio Messina contattò la famiglia di San Luca e si accordò con Giuseppe Giorgi alla metà di ottobre. Giorgi venne a trovarmi a Milano, dove abitavo in quel periodo, e ci vedemmo al bar New Mexico di Corso Buenos Aires per organizzare l'operazione per tutte le navi. La Yvonne A, ci disse la Ignazio Messina, trasportava 150 bidoni di fanghi, la Cunski 120 bidoni di scorie radioattive e la Voriais Sporadais 75 bidoni di varie sostanze tossico-nocive.
Ci informò anche che le imbarcazioni erano tutte al largo della costa calabrese in corrispondenza di Cetraro, provincia di Cosenza. lo e Giorgi andammo a Cetraro e prendemmo accordi con un esponente della famiglia di ndrangheta Muto, al quale chiedemmo manodopera. Ci mettemmo in contatto con i capitani delle navi tramite baracchino e demmo disposizione a ciascuno di essi nell'arco di una quindicina di giorni di muoversi. La Yvonne A andò per prima al largo di Maratea, la Cunski si spostò poi in acque internazionali in corrispondenza di Cetraro e la Voriais Sporadais la inviammo per ultima al largo di Genzano. Poi facemmo partire tre pescherecci forniti dalla famiglia Muto e ognuno di questi raggiunse le tre navi per piazzare candelotti di dinamite e farle affondare, caricando gli equipaggi per portarli a riva. Gli uomini recuperati», si legge nel memoriale, «sono stati messi su treni in direzione nord Italia. Finito tutto, io tornai a Milano, mentre Giuseppe Giorni andò a prendere dalla Ignazio Messina i 150 milioni di lire per nave che erano stati concordati». " So per certo che molti altri affondamenti avvennero in quel periodo, almeno una trentina, organizzati da altre famiglie, ma non me ne occupai in prima persona."
Queste le dichiarazioni scioccanti che sono state fatte dal pentito di mafia alla DDA di Catanzaro e ripetute anche in un intervista concessa al TG1 ascoltabile ancora via internet. Bisogna prendere sempre con le pinze le dichiarazioni di un pentito spesso finalizzate ad ottenere benefici da una legge fatta male e che non offre alcuna garanzia per le persone che vengono messe in mezzo dalle loro dichiarazioni. Ma se i pentiti valgono per i boss della mafia, per i politici, per i terroristi, devono valere anche per casi come questi. I giornali riportano oggi delle ricerche della Cunsky. Ma queste ricerche sono state già fatte dal Pm Greco tra ottobre e dicembre del 2008. Ricerche che sembra siano state sospese per il maltempo e poi mai più riprese per mancanza di fondi. Una prima verifica era stata fatta nel 2006 dalla società di ricerche marine Blue teak. In quell'occasione un relitto era stato individuato nei fondali davanti a Cetraro e con sofisticati strumenti si stabilì che questo misura circa 100 metri di lunghezza ed è largo 20 metri.
La cosa sconcertante fu che attorno alla nave nel raggio di 300 metri risultava una forte macchia scura come se questa fosse esplosa al contatto con il fondale e fossero uscite sostanze radioattive o comunque sostanze capaci di lasciare quel tipo di segni. Parliamo di 400 metri di profondità e quindi la pressione è molto forte e capace di stabilizzare sostante pesanti. D'altra parte è bene ricordare che in quella zona con un ordinanza del 10 aprile del 2007 la capitaneria di porto di Cetraro vietò la pesca scrivendo testualmente che : " VISTA la nota prot. n° 04.02.6748 del 10.04.2007 con la quale la Direziona Marittima - 5° C.C.A.P. di Reggio Calabria ha fatto pervenire la comunicazione della Procura della Repubblica di Paola relativa ai risultati di campionamenti di sedimenti marini a profondità compresa tra i 370 metri e i 450 metri nelle acque antistanti i Comuni di Belvedere M.mo (CS) e di Cetraro (CS) nelle zone di mare indicate nell'articolo 1 della presente ordinanza; VISTI i risultati delle predette analisi che hanno evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei predetti sedimenti marini, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e al cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori del cromo. "
Qualcosa quindi doveva essere successo. Le altre ricerche avvennero con una nave capace di visualizzare meglio i fondali, prendere campioni di sostanze e soprattutto fotografare tutto . Questa nave da ricerca avrebbe effettuato le ricerche fino al 13 dicembre nel mare di Cetraro. Era una nave del tipo SPS da ricerca oceanografica "UNIVERSITATIS" . Una nave ed una società che hanno le carte in regola per fare le cose come si deve e portare risultati concreti. Ma non sappiamo nulla di questi risultati. Sappiamo che le ricerche terminarono il 13 dicembre , e se i numeri hanno un senso nella vita degli uomini il 13 dicembre , vale la pena di ricordare, è il giorno nel quale misteriosamente morì il comandante di vascello Natale De Grazia. Era il 1995 ed il comandante era diventato un punto di riferimento importante per le indagini in corso su una lunga serie di navi sparite nel nulla nel mediterraneo. De Grazia era diventato un esperto e conosceva fatti, persone,luoghi degli affondamenti. Aveva contatti con centinaia di persone e soprattutto conosceva testimoni che aveva rintracciato come un cane da tartufo. Gli ultimi testimoni dei quali si era occupato erano quelli riguardanti proprio la Jolly Rosso. De Grazia era passato da Amantea e aveva parlato con qualcuno. Poi stava proseguendo per Massa Marittima e La Spezia. Il giorno prima, il 12 dicembre , De Grazia aveva parlato con il procuratore di Potenza Nicola Pace, che conduceva un inchiesta sui rifiuti tossici sotterrati in Basilicata. Traffico nel quale era coinvolta la ndrangheta calabrese e che coincideva con i traffici sui rifiuti tossici nelle navi scomparse. Nella telefonata De Grazia dice a Nicola Pace di essere riuscito ad individuare il punto esatto dove era affondata la nave Rigel. Rimasero d'accordo che al ritorno da La Spezia ci sarebbero andati con una barca della capitaneria di Porto. L'inchiesta di De Grazia si ferma misteriosamente in un autogrill di Nocera Inferiore. Misteriosamente ,perchè De Grazia non ha mai avuto problemi di cuore, ed è così che muore in quell'autogrill. Infarto , diranno. E così esce di scena De Grazia. Con una medaglia d'oro alla memoria datagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Insomma meno clamori e più fatti. E' questo che la gente semplice oggi chiede. E' questo che serve oggi dopo tre archiviazioni, investigatori ammazzati e depistaggi vari.

Fonte: Mezzoeuro del 12 settembre 2009
Sibari Sos