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Sito denuclearizzato

13 gennaio 2009

GENTE DI CALABRIA MOBILITIAMOCI!

Pubblico, e sottoscro, l’invito ricevuto dal Coordinamento dei collettivi universitari inerente al sit-in che si terrà giovedì 15 gennaio nel piazzale antistante l'Aula Magna dell'Unical alle ore 9:00.

Il 15 gennaio il presidente della Repubblica Napolitano sarà in Calabria per l'apertura dell'anno accademico dell'Unical a Cosenza e a Reggio per una visita istituzionale. Sarà accolto dall'intero corpo dirigente e politico di questa regione, da quegli stessi uomini e donne responsabili, a diversi livelli, dell'impoverimento della popolazione calabrese tramite il saccheggio sistematico e reiterato delle risorse destinate allo sviluppo di questa regione per trarne profitto personale e clientelare e della tanto declamata (ma mai contrastata realmente) "fuga di cervelli" (e braccia).
Ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente al fianco delle tante, troppe, "vittime da 488", vicino alle vittime della Why Not, della Polti, della Marlene e così via. Per non parlare della vittime delle banche che ad oggi rappresentano una larga fetta della popolazione, non solo al sud, attanagliata dentro una morsa che non ha alcuna via d'uscita legale. E ancora ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente della Repubblica, che da mandato rappresenta il Garante della Costituzione, difendere il diritto allo studio, alla salute, al lavoro, alla libertà e tutti quegli altri diritti costituzionalmente garantiti e costantemente violati. Migliaia di studenti, docenti e famiglie di ogni ordine e grado, hanno manifestato la loro contrarietà alla definitiva privatizzazione del sistema scolastico e sono rimasti inascoltati facendo passare sulle loro teste uno dei provvedimenti più antidemocratici che siano stati prodotti dal governo italiano dal secondo dopoguerra in poi. Da osservatori attenti alle dinamiche che segnano inesorabilmente la quotidianità e, soprattutto, da destinatari di politiche scellerate che hanno caratterizzato tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 60 anni non possiamo non riconoscere il preciso disegno che chi abita le stanze del potere sta tracciando per tutto il sud. Mantenere uno stato di bisogno tale da non dare più la possibilità di poter scegliere il proprio fututro e nello stesso tempo utilizzare la favola del mezzogiorno sottosviluppato per destinare immense risorse da saccheggiare. Possibilmente dovremmo rimanere ignoranti così da essere più facilmente ricattabili e arruolabili. Poco importa se nell'esercito italiano o nella ndrangheta calabrese, il colore del sangue versato è uguale come uguali sono le motivazioni: imporre il proprio potere, la propria legge e la propria superiorità militare ed economica.
Ma non tutti sono disponibili a far parte di qualche carrozzone clientelare che toglie risorse vitali appannaggio di pochi eletti e lacchè che preferiscono arraffare quanto più possono quando sono di mano. Abbiamo visto così lo "sviluppo del settore tecnologico" attraccare al porto di una qualsiasi località turistica del tirreno mentre uomini e donne che hanno creduto in una chance si ritrovano a toccare il fondo con i propri sogni infranti. Così come si è data la possibilità ad imprenditori senza scrupoli servirsi delle leggi obiettivo per aprire al sud le loro "fabbriche dei sogni" salvo poi risvegliarsi e trovare cattedrali nel deserto di cemento tutt'intorno senza nessuna possibilità futura diversa dalla valigia dietro l'uscio.
Le soglie di povertà e disperazione sono state superate da parecchio. Ci sono fatti che, volendo, sono sotto gli occhi di tutti salvo poi farseli tappare da un paio di biglietti verdi. Non c'è bisogno che siano i magistrati (che colpiscono o si coprono a vicenda a seconda di quale parte fischia il vento...) a dircelo. È ora di dire basta!. Perchè bisogna continuare a garantire poltrone e privilegi di ogni genere a chi poi tutto fa tranne che pensare al bene della propria terra e della sua gente? Non ci si può più accontentare del famoso piatto di lenticchie con la speranza che "poi se mi eleggono ti sistemo". Se non ve ne foste ancora accorti l'Argentina è dietro l'angolo. Anche li si è cominciato con le privatizzazioni e si è finito col cancellare anche il diritto al pane a larghe fette di popolazione. Se il Presidente della Repubblica ancora svolge la sua funzione di Garante dia un segno tangibile e noi l'accompagneremo molto volentieri a visitare ad esempio alcune case popolari site a poche centinaia di metri dall'aula magna ultimate da circa 10 anni e mai abitate (se si esclude un breve periodo in cui furono occupate da 7 nuclei familiari con bambini al seguito e senza il dignitoso alloggio previsto dalla costituzione, sfrattati all'alba da solerti tutori dell'ordine e della legalità). Ma poi, e qui vorremmo una risposta, e non in politichese, è più illegale occupare una casa pubblica o lasciare che uomini donne e bambini, vivano in case pericolanti? E' più illegale bombardare popolazioni inermi o lottare per la pace? E' più illegale battersi per i propri diritti o reprimere e criminalizzare chi lo fa?
Ritornando ad essere osservatori attenti riconosciamo in questi soprusi la sospensione dello Stato di Diritto e della Costituzione. Oppure è stata già cancellata e non ce ne siamo accorti?
Quello che noi chiediamo è l'impiego mirato delle risorse verso interventi necessari e diretti alla popolazione e non mega opere inutili che creano solo danni ambientali irreparabili e dannosi alla salute (leggi ponte sullo stretto, inceneritori, discariche etc.). Chiediamo servizi pubblici garantiti e non privatizzati e precari. Se tutti i fondi destinati al mezzogiorno negli ultimi 40 anni fossero stati dati direttamente alla popolazione sotto forma di reddito, servizi ed interventi eco-compatibili oggi non staremmo quà a parlare di povertà, disoccupazione, di servizi che chiudono, di città costruite su scorie nucleari, di malasanità, di discariche che scoppiano e città sporche (e l'elenco è ancora molto lungo). Chiediamo, inoltre, le dimissioni della classe politica e dirigente calabrese che ha saccheggiato, svenduto e depauperato la nostra terra, il nostro futuro, i nostri diritti.

Invitiamo tutti e tutte a partecipare assieme ai coordinamento dei collettivi universitari al sit-in che si terrà giovedì 15 gennaio nel piazzale antistante l'aula magna dell'Unical alle ore 9.00

C.P.O.A. Rialzo