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Sito denuclearizzato

4 aprile 2008

FERRITI DI ZINCO, LA SENTENZA NON CONVINCE

Il processo si è concluso con l’assoluzione degli imputati ma sulla nocività delle sostanze tossiche si torna a discutere. Di seguito proponiamo l'articolo di Pasquale Golia pubblicato da “La Provincia Cosentina” il 2 aprile 2008.

Le ferriti di zinco a Cassano e nella Sibaritide continuano a destare preoccupazione nella cittadinanza. Da qualche settimana il processo che ha tentato di fare luce sull’illecito stoccaggio delle sostanze tossiche nel territorio si è concluso con un esito
a sorpresa, l’assoluzione di tutti gli imputati per avvenuta prescrizione del reato. I residenti non accettano in silenzio e continuano ad invocare un intervento per rimuovere le ferriti, intervento che tarda ad arrivare da ben 13 anni. Era infatti
il 1995 quando la Guardia di Finanza scoprì sotterrati in alcuni terreni agricoli delle contrade Prainette, Tre Ponti, Pantano Rotondo e Chidichimo di Cassano allo Ionio, e di contrada Capraro a Cerchiara, bidoni pieni di liquidi tossici provenienti dall’azienda Pertusola Sud di Crotone, nota azienda calabrese di lavorazione metallurgica.
Un traffico di scorie tossiche che, secondo gli inquirenti, produceva diverse centinaia di milioni delle vecchie lire e che vedeva coinvolti funzionari e politici della Regione Calabria, ditte e proprietari terrieri compiacenti. 35mila tonnellate, si badi bene, di rifiuti tossici (ferriti di zinco) provenienti dall’azienda crotonese, ufficialmente diretti verso stabilimenti autorizzati ad un loro trattamento, ma che non giunsero mai a destinazione perché sotterrati nel sottosuolo di Cassano allo Ionio e della Sibaritide.
Dal processo davanti ai Giudici di Castrovillari sono arrivate le prime verità sulla pericolosità di queste sostanze tanto che i consulenti nominati dal Tribunale, ovvero i professori Claudio Botrè, Alessandro Alimonti e Giuseppe Campanella hanno riferito sui risultati delle loro analisi. Ebbene i tre periti dei giudici hanno accertato che alcune coltivazioni attigue ad uno dei siti, località Chidichimo, individuati e messi in sicurezza sono effettivamente contaminati.
Il piombo era pari a 0,44, ben il 180% in più rispetto al consentito. Ed il piombo
deriva dalle ferriti ed è gravemente nocivo per la salute, specie dei più piccoli. Fondati dunque i timori della popolazione locale, allarmati dall’aumento considerevole di malattie tumorali e genetiche. Ora dagli stessi residenti parte il grido disperato di portar via dal territorio queste sostanze. Ci spiega qualcuno: “Resta sempre il grave danno arrecato all’ambiente ed alla salute dei cittadini di tale area che, ora a distanza di alcuni anni, inizia a farsi evidente. Intanto, in maniera del tutto vergognosa, i rifiuti tossici restano nei terreni”.
Una triste verità purtroppo perché i 4 milioni e 500 mila euro stanziati dalla Regione Calabria per la bonifica dei siti inquinati restano ancora inutilizzati. Il tutto mentre si continua a morire sempre più frequentemente per malattie neoplastiche, preoccupante anche l’aumento di casi di malattie genetiche tra i bimbi nati.

(Fonte: La Provincia Cosentina del 2 aprile 2008 / P. Golia)