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Sito denuclearizzato

11 maggio 2009

BIG BROTHER AWARD ITALIA 2009 - TUTTO SULLA PRIVACY

Ogni anno, dal '98, viene premiato chi non rispetta la privacy, esistono diverse sezioni e Facebook è il primo vincitore nella sezione LAMENTO DEL POPOLO. I vincitori delle altre sezioni verranno premiati presto.
Prendete 5 minuti del vostro tempo e leggete questo articolo.
Venerdì 17 aprile si è conclusa la raccolta delle nomination per il Big Brother Award Italia 2009, rese note il 4 maggio.
Ma cos’è il BBA Italia? E' un premio "in negativo" che fin dallo scorso millennio (1998 per l'esattezza) viene assegnato in tutto il mondo a chi più ha danneggiato la privacy. Il Big Brother Awards vuole puntare il dito contro chi opera in prima linea contro la privacy, beneficiando spesso del fatto che (come ormai è abitudine) i "riflettori" della pubblica attenzione sono ben lontani da questi argomenti.
L'annuncio dei vincitori avverrà nella cerimonia di premiazione che si terrà il 23 maggio durante il convegno e-privacy 2009. Prima della cerimonia di conferimento ufficiale, il 21 maggio alle ore 11:30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati (Sala del Mappamondo, ingresso da Via della Missione 4) verrà rivelata un'anticipazione dei vincitori.
Ed ecco le candidature, pervenute dai cittadini della rete e che la giuria ha valutato basandosi sulla validità delle motivazioni e individuato tre candidati per ciascuna delle categorie in gara:

- Per la categoria "Peggior azienda privata" i finalisti sono:
Facebook - Mediaset - Telecom
- Per la categoria "Peggior ente pubblico" i finalisti sono:
Sandro Bondi, Ministro dei Beni Culturali - Comitato Tecnico contro la pirateria digitale - Ministero dell'Interno
- Per la categoria "Bocca a stivale" i finalisti sono:
Gabriella Carlucci, Deputato della Repubblica Italiana - Beppe Grillo – Telecom Italia
Per la categoria "Minaccia da una vita" i finalisti sono:
Gabriella Carlucci, Deputato della Repubblica Italiana - Emilio Fede - Nicolas Sarkozy, Primo Ministro Francese
- Per la categoria "Tecnologia più invasiva" i finalisti sono:
Argos - Facebook - Google
- Il premio "positivo" di "Eroe della Privacy" vede fra i nominati:
Autistici/Inventati - Electronic Frontier Foundation - Punto Informatico.

Uno dei premi è però già stato assegnato: si tratta del riconoscimento "Lamento del Popolo", attribuito senza la mediazione della giuria. Il vincitore è già noto: si tratta di Facebook, criticato per le discusse pratiche di accumulazione di dati dei cittadini della rete che lo popolano.
Infatti, anche se le stesse condizioni generali del social network chiariscono all'utente che, in qualsiasi momento, può rimuovere i contenuti che ha caricato online, revocando - da un punto di vista giuridico - il consenso prestato alla diffusione al pubblico delle proprie immagini, nella sostanza pare che Facebook, a seguito della richiesta di rimozione di un contenuto dalla propria piattaforma (e dunque della revoca del consenso all'utilizzo dei dati personali di un utente) si limiti a sospendere l'indicizzazione del contenuto medesimo in abbinamento al profilo dell'utente ma conservi i relativi dati o informazioni.
C’è anche chi, a difesa della propria privacy, cerca di fermare la Googlecar, come gli abitanti di Broughton, un piccolo villaggio del Regno Unito che avrebbero, secondo le cronache, costituito un vero e proprio cordone umano per impedire all'indiscreto occhio rotante delle Google car di catturare estratti di vita cittadina e persino dei paesaggi circostanti
(fonte: www.punto-informatico.it).

Insomma è ormai un dato di fatto: la privacy è virtualmente annullata dalle nuove tecnologie e da discutibili iniziative di "sicurezza", e la censura si avvia a diventare una normale forma di controllo sociale.
In Italia arriva, infatti il disegno di legge 2195 proposto da Gabriella Carlucci e portato all’attenzione della Commissione Trasporti con il nobile scopo di "assicurare la tutela della legalità nella rete Internet" che permetterà che chiunque sia rintracciabile e oscurabile a piacere.
Il primo comma sembra esplicito: "È fatto divieto di effettuare o agevolare l'immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima".
Per lottare contro i pedofili, certo, anche se la proposta nasce dalla mente del presidente di Univideo, anche se parla di combattere reati come la calunnia, la diffamazione e l'ingiuria che nulla hanno a che fare con la pedofilia, anche se vuole estendere a Internet le leggi sulla stampa nonostante la Cassazione non sia proprio dello stesso parere. Anche se a tutti sembra soltanto un ulteriore tentativo di imbavagliare la Rete.
Nonostante tutto ciò, la IX Commissione Trasporti esaminerà il testo del ddl 2195 che, se approvato, obbligherà a registrare e conservare ogni singolo atto compiuto in Rete da ogni singolo utente.
Anche dall’Unione Europea arriva l’ammonimento rivolto a tutti gli Stati membri: "Le regole europee sulla privacy sono cristalline e le informazioni su una persona possono essere utilizzate solo con il suo consenso previo" ha ammonito la Reding sul proprio blog, estendendo poi le proprie preoccupazioni a tutti gli ambiti della Rete in cui, con leggerezza, gli utenti mettono i propri dati personali nelle mani di chiunque.
Il pensiero del Commissario è rivolto a tutti quei software che consentono un utilizzo gratuito in cambio di informazioni pubblicitarie mirate ma si appunta anche sui social network, dove soprattutto i minori devono essere protetti (nella speranza che i maggiorenni sappiano proteggersi da sé).
Anche il creatore del word wild web, che il 13 marzo ha compiuto 20 anni, Tim Berners-Lee si è esposto in prima persona per difendere la libertà e la riservatezza in Internet, minacciata dalle intenzioni di governi e privati allettati dalla possibilità di mettere le mani sulle attività digitali dei cittadini.
In un'audizione alla Camera dei Lord, Berners-Lee ha illustrato i pericoli derivanti dalle tecnologie realizzate per monitorare le attività degli utenti: "La gente usa Internet anche quando ha dei problemi: per sapere se ha contratto malattie, o riguardo alle proprie opinioni politiche. È vitale che non vengano spiati".
Permettere a qualcuno di conoscere le attività dei navigatori (come alcuni modelli di business tentano di fare) è per il padre del Web una sorta di spionaggio: "è come se si mettesse una cam nella stanza di qualcuno".