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Sito denuclearizzato

6 aprile 2009

TERREMOTO: MOLTI MORTI E SFOLLATI ALL'AQUILA - LA MAPPA DEL RISCHIO SISMICO IN ITALIA.

Stanotte, intorno alle 3.30, l'Abruzzo è stato colpito da un violento sisma di magnitudo 5,8 Richter. L’epicentro è stato a L'Aquila ma in tutta la regione si registrano danni ingenti a cose e persone: molti i crolli, migliaia gli sfollati e, purtroppo, molte vittime.

Quanto è accaduto stanotte ricorda inevitabilmente le scosse devastanti in Friuli nel 1976, nell'Irpinia pochi anni più tardi e, più recentemente, il terremoto che scosse sempre l’Umbria e le Marche nel settembre del 1997… tutti eventi che, pur essendo distribuiti nel tempo, hanno prodotto distruzioni molto simili.
C’è da chiedersi allora se esistano strumenti di tutela e/o comportamenti da adottare per garantirci una difesa più efficace dal terremoto?
L’unica risposta che si può dare e che gli effetti catastrofici dei terremoti in Italia dipendono principalmente dall’uomo che anche dopo aver vissuto catastrofi sismiche simili, continua a costruire opere non resistenti al sisma e, soprattutto, non rafforza il patrimonio edilizio esistente (scuole, ospedali, case, ponti, impianti industriali, ecc.).
Ma possiamo difenderci dai terremoti? Oggi il principale strumento di difesa adottato in Italia contro gli effetti dei sismi è incentrato essenzialmente sulla normativa sismica, che stabilisce i requisiti antisismici adeguati per le nuove costruzioni nelle varie zone del Paese e gli interventi sul patrimonio edilizio esistente. Elemento fondamentale è la definizione della pericolosità sismica del territorio.
Recenti studi hanno portato ad un forte sviluppo delle conoscenze sulla sismicità del territorio nazionale e hanno permesso la formulazione di una proposta di classificazione del territorio basata su indagini di tipo probabilistico, riferite a livelli di probabilità dell’intensità del sisma in dati periodi di tempo.
Questa classificazione mostra come tutto il territorio nazionale sia interessato da eventi sismici in grado di dare conseguenze sui manufatti, tranne alcune zone delle Alpi centrali e della Pianura Padana, un tratto della costa toscana e della Puglia, gran parte della Sardegna.