Pensando ai maremoti, più comunemente chiamati “tsunami”, in tanti pensiamo che questi fenomeni naturali siano emergenze tipiche dei Paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico e Indiano. In molti poi ricordiamo quel tristissimo 26 dicembre 2004 quando un terremoto sottomarino scatenò lo tsunami che in poche ore, senza che scattasse alcuna emergenza, uccise più di 232mila vite umane.
Ma per gli studiosi anche il nostro bel Mediterraneo non sfugge a questi disastri: dai loro studi è emerso che sarebbero almeno 5 o 6 gli episodi di tsunami per ogni secolo. Secondo gli studiosi, basterebbe un terremoto di appena 6 gradi Richter per generare uno tsunami nel Mediterraneo con un’onda d'urto capace di raggiungere zone costiere lontane centinaia di chilometri.
La nuova mappa del “rischio tsunami” preparata dai sismologi italiani individua le coste più a rischio, circa 1200 chilometri di costa italiana, soprattutto sullo Ionio e il Canale di Sicilia.
Due i rischi principali in caso di un eventuale maremoto: il primo riguarda l'onda che potrebbe arrivare a crescere, e di parecchio, prima di giungere sulla terraferma; l’altro è legato alle piccole dimensioni del bacino e alle velocità elevatissime (300 km/h) di propagazione delle onde che potrebbero non consentire di allertare per tempo le popolazioni (… resterebbero solo poche decine di minuti prima che lo tsunami colpisca).
Fonte: Istituto Nazionale di Geofica e Vulcanologia
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